Il Veneto c'è una colossale pianta di 5 metri e ha 200 anni

Il Veneto c'è una colossale pianta di 5 metri e ha 200 anni
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COMELICO SUPERIORE - È stato tanto interessante quanto partecipato l'incontro che ieri sera Tiziano Fratus, lo scrittore bergamasco cercatore di alberi, ha tenuto davanti ad un pubblico convinto dal gruppo Fai Giovani di Belluno, guidato da Valentina Bortot. Un interesse che, dal Comelico, ha spinto un nostro lettore, Bruno Zanantonio, a chiedere a Fratus un'opinione su un abete rosso della zona (foto): «Poco a monte della Valgrande nella zona della Val Comuna in Comelico si trova un esemplare di abete rosso di eccezionali dimensioni - ha detto Zanantonio - chiamato La Regina della Val Comuna. Questa pianta è gigantesca e senza dubbio la più colossale della sua specie nell'intero Triveneto; misura circa 50 metri in altezza e si stima possa avere un'età di duecento anni! In condizioni di normalità la stessa pianta riuscirebbe a vivere fino a 150 180 anni dopodiché avrebbe finito il suo periodo vitale. Rappresenta nel suo insieme l'importanza del bosco dell'intero Comelico ed è stata appositamente lasciata in eredità dalle precedenti generazioni come esempio di rispetto e salvaguardia del patrimonio boschivo di proprietà delle Regole Comunioni Famigliari. Per poterla ammirare si può imboccare la strada che dalle Terme delle Dolomiti conduce alle sorgenti delle acque solforose, proseguendo lungo la salita ed arrivati al crocevia si svolta a destra per giungere a destinazione. Il bosco è di proprietà della Regola di Casamazzagno». Ma è una pianta che, nonostante i ripetuti tentativi presso le compeneti autorità, non è ancora stato possibile inserire fra gli alberi monumentali. E Fratus ha riposto: «Mi chiede cosa ne penso delle dimenticanze degli elenchi ministeriali? Sono umani, capita. In Italia ci sono tanti alberi di valore. Tutta questa foga per rientrare dentro un elenco che si presenta esso stesso come incompleto ovviamente lascia il tempo che trova. Se un albero ha un valore monumentale lo si può decidere anche a livello locale e regionale. Lo Stato, prima o poi interverrà. Il problema resta in coloro che stilano questi elenchi. E come tante cose italiane tendono a trattare il compito come un privilegio e non con un'opportunità di condivisione concreta. Invece di consultare chi è del posto si finisce a voler centralizzare le decisioni e le valutazioni».

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Il Gazzettino