LIGNANO SABBIADORO Parla di morte, di una realtà amara e infine di speranza Folfiri o Folfox, decimo album in studio degli Afterhours in uscita il 10 giugno. La band...
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«Siamo partiti a lavorare al disco senza sapere di cosa avrebbe parlato - aggiunge Rodrigo D’Erasmo, violinista degli Afterhours nel 2008 - ci siamo fatti ispirare dagli stimoli del momento. Prima io e Manuel, poi con Fabio Rondanini, il nuovo batterista che ha dato un impianto ritmico alle canzoni. Mentre le idee iniziavano a vedere la luce, Manuel ci ha confessato che avvertiva la necessità di sfogare le tossine degli ultimi due anni. C’è il suo malessere, ma anche di chi come me, quarantenne, vede che non riesce a far quadrare i conti con la musica. E pure dei giovani che vivono nell’incertezza del presente e del futuro».
La personalità e scrittura di Agnelli fa da collante al tutto, dando al lavoro (che prende nome da due farmaci chemioterapici) anche un messaggio di serenità. «Ci sono brani dolorosi come Grande, o duri come Il mio popolo si fa - ammette D’Erasmo - ma non vogliamo fare la predica, giudicare: ci siamo immersi nella realtà, l’abbiamo affrontata. L’album, un concept, si chiude con Se io fossi il giudice parla del desiderio di non preoccuparsi del giudizio altrui o delle regole, di liberarsi dalla gabbia del dover piacere a tutti i costi e a tutti. Di non perder tempo con le sciocchezze e di provare a vivere».
Per l’estate i fan dovranno attendersi un concerto molto rock. «Vogliamo trasferire dal vivo l’energia dell’album - dice D’Erasmo - in modo che la gente si goda lo spettacolo senza sentirsi troppo legata alle nuove canzoni, che saranno proposte solo in parte con i brani vecchi. Nel prossimo inverno, invece, forse proporremo un tour nei club dedicato a "Folfiri o Folfox"». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino