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UDINE - Donna, madre e cristiana, diceva di sé Giorgia Meloni. «Ma sono anche un'alpina», può aggiungere adesso la premier: ad incoronarla con il cappello dalla penna bianca è il generale di corpo d'armata Ignazio Gamba, sul palco d'onore dell'Adunata di Udine, davanti a 300.000 spettatori della sfilata che si accalcano dietro le transenne della città imbandierata nel tricolore e a 85.000 iscritti all'Ana che sfilano sotto la pioggia indefessi come durante la naja. Da due decenni l'abolizione della leva obbligatoria è il grande dispiacere dell'associazione guidata dal trevigiano Sebastiano Favero, che la presidente del Consiglio prova a lenire così: «Sicuramente è un tema che si può affrontare come un'ipotesi volontaria, alternativa al servizio civile, quello secondo me è l'approccio giusto».
LA PARATA
Meloni scende dall'auto in piazzale Osoppo con puntualità militare e armocromia meteorologica. Il cielo grigio chiama un look nero: giubbetto in pelle con cappuccio, pantaloni, scarpe basse ché c'è da camminare, su e giù per via della Vittoria a passare in rassegna lo schieramento. Un tocco di blu arriva dalla portatrice carnica che, rompendo il protocollo con la gerla sulla schiena, quasi s'inchina per porgere al capo del Governo un fiore di cardo. Dalla folla finora silenziosa comincia allora a levarsi qualche grido: «Ciao Giorgia», «Grande Giorgia», «Vai Giorgia». Lei saluta con un cenno: «Grazie a tutti, buona giornata a voi». Voce maschile: «Grazie di esistere». Risposta femminile: un bacio soffiato con la mano. Ogni gesto è un inedito, visto che quella che sale sulla tribuna in piazza I Maggio è la prima donna premier in 94 raduni dell'Ana. «Non potevo mancare confida perché credo che alla base delle necessità che questa nazione ha, c'è la consapevolezza di se stessa, del suo valore, del suo legame con il principio dell'appartenenza e della patria. Beh, se c'è un posto dove questo si respira, è qui. E nel giorno della festa della mamma... insomma, dopo le mamme ce stanno gli alpini come famiglia».
GLI STRISCIONI
Lo dice anche lo striscione che apre lo sfilamento: "Alpini, la più bella famiglia".
LA LEGGE
Ad arrampicarsi sulla balaustra per salutarla è pure Ignazio La Russa, presidente del Senato, convenendo poi sull'apertura al ripristino del servizio militare in forma volontaria: «L'addestramento in tre settimane non ci può essere. Ma se lo portiamo a 40 giorni, che è il tempo con cui una volta il Car preparava la base dei militari, allora potremmo consentire a chi lo vuole di partecipare alla vita delle forze armate». Un disegno di legge è già in gestazione a Palazzo Madama, sulla scia di quello sulla mini-naja fatto approvare dall'allora ministro della Difesa, con l'obiettivo di «rimpinguare anche le associazioni d'arma, che senza la leva vanno naturalmente invecchiando fino a esaurimento, e nello stesso tempo consentire a tanti giovani che lo desiderano, di onorare la patria con un servizio di breve periodo su base volontaria». È su questa riflessione che la premier Meloni si congeda da Udine: «Sono tutti temi che noi abbiamo a cuore, quindi sicuramente è un dibattito che bisogna fare». Poi via verso Milano, per fare visita a Silvio Berlusconi, saltando a piè pari il buffet vip a base di lasagna con asparagi e Montasio, frico alla friulana, polentina morbida e strudel di mele. Dopo pranzo arriva il governatore Luca Zaia: «Gli alpini portano con sé un messaggio di solidarietà e fratellanza, in un momento in cui si parla nuovamente di guerra. Figuratevi se non partecipo. Sono qui per la sfilata dei veneti che seguo da sempre e dappertutto». A marciare per ultimi sono proprio i tesserati del Nordest: «Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia», come rimarca Nicola Stefani, immarcescibile speaker da 27 anni. Fino al passaggio della "stecca" che chiude la quattro-giorni: "Arrivederci a Vicenza nel 2024".
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Il Gazzettino