Nei guai per due marche da bollo, vigilessa condannata per peculato

Nei guai per due marche da bollo, vigilessa condannata per peculato
ADRIA - Due marche da bollo, per un valore totale di 32 euro. Questa la somma per la quale ieri il Collegio del Tribunale di Rovigo, presieduto dal giudice Angelo Risi ha...

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ADRIA - Due marche da bollo, per un valore totale di 32 euro. Questa la somma per la quale ieri il Collegio del Tribunale di Rovigo, presieduto dal giudice Angelo Risi ha condannato per peculato a 2 anni e 9 mesi la vigilessa adriese Carla Masiero, 60 anni, finita a processo con l'accusa di aver rivenduto delle marche da bollo prelevate da pratiche già archiviate. Una parte delle accuse che le erano state mosse, sempre legate al presunto giro di marche da bollo, sono cadute ed è stata quindi assolta per non aver commesso il fatto per 9 delle 11 ipotesi che le erano contestate. Ma ne sono bastate due perché arrivasse nei suoi confronti una condanna più pesante rispetto a quella, di 2 anni e 8 mesi, che era stata chiesta dall'accusa. Per la vigilessa, inoltre, anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per un anno e la condanna al pagamento di un risarcimento di 5mila euro nei confronti del Comune di Adria, costituitosi parte civile con l'avvocato Mattia Renda, ieri sostituito dal collega Marco Casellato.

 
VALZER DELLE MARCHE
Come spiegato dal comandante della polizia locale adriese Pierantonio Moretto, sentito come testimone nel corso del processo, quello che lui ha definito il «valzer delle marche» è iniziato a fine ottobre 2016: «C'era da istruire una pratica e non si trovavano le marche. Sono state poi trovate, a dicembre, in un armadietto dentro un faldone afferente un'altra pratica. Per questo è partita la verifica: ho nominato un ufficiale di polizia giudiziaria e due colleghi alla verifica di tutte le pratiche passate, fino al 2010. Sono state trovate 69 anomalie e sono state sentite le persone che avevano presentato le domande. Alla fine, 29 marche erano completamente assenti, le altre erano presenti in fotocopia ma non sull'originale, oppure erano transitata su altre pratiche. Senza marche le domande non possono essere consegnate eppure c'erano pratiche concluse che non le avevano».
SEGRETERIA SERVIZI

Nel capo d'imputazione alla vigilessa, come responsabile dell'ufficio segreteria servizi, al quale fanno capo il rilascio di varie concessioni e permessi, si contestava di aver rivenduto ad alcuni cittadini 11 marche da bollo da 16 euro prelevandole dai fascicoli di altre pratiche già archiviate. Il tutto, in un arco di tempo individuato fra settembre 2011 e agosto 2016, per un importo totale di 176 euro. Marche che non erano incollate, bensì spillate o unite alla pratica con delle graffette e poi inviata all'ufficio protocollo. «C'è un grosso equivoco: non c'è nessuna prova che ci sia stata un'appropriazione di marche da bollo, né che queste fossero di proprietà dell'amministrazione pubblica, mentre è certo che le pratiche venivano inviate con le marche spillate all'ufficio protocollo perché altrimenti non sarebbero state istruite le pratiche», ha sottolineato l'avvocato della difesa Luigi Migliorini. Secondo il pm Maria Giulia Rizzo, invece, «è stata la stessa imputata ad aver ammesso di aver fornito lei stessa in un paio di occasioni le marche da bollo ai cittadini per velocizzare le pratiche».
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino