ADRIA - Si aprirà il 9 ottobre davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo il processo a Roberto Lo Coco, attualmente recluso nel carcere di Verona Montorio,...
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PREMEDITAZIONE
L’accusa contesta anche l’ulteriore aggravante della premeditazione. A far propendere per questa ipotesi, infatti, una lettera che Lo Coco avrebbe avuto in tasca al momento del suo folle gesto, nella quale si preannunciava la volontà di uccidere la moglie, che sarebbe stata consegnata in un secondo momento dal fratello agli inquirenti. Come, del resto, particolarmente inquietanti appaiono, anche alla luce di quanto poi accaduto, i post scritti precedentemente da Lo Coco sulla propria pagina Facebook. Il 6 ottobre, due giorni prima dello strangolamento, in un lungo e confuso ragionamento sulla fine del rapporto con la moglie, scriveva, rivolto alla donna: «Non ne troverai mai uno che ti amerà e che ti darà tutto l’amore che ti ho dato io, a parte gli errori che ho fatto, ti ho amata veramente tantissimo. Ok l’hai voluto tu questo, io no, mai voluto separarmi da te. Ciao». Parole che riecheggiano in modo sinistro quanto ha poi ammesso di aver pronunciato in quei momenti in cui ha stretto le mani attorno al collo delle moglie, che sospettava avere una relazione con un altro uomo. Prima una frase del tipo: «Ho capito che fra noi è finita, ti prego dammi un ultimo abbraccio». Poi, durante l’abbraccio, con le sue mani che si sono spostate verso la gola di lei: «Se non ti posso avere io non ti avrà nessuno».
LA STRETTA FATALE
La stretta al collo avrebbe fatto andare in arresto cardiaco la 23enne, provocandole un edema polmonare ed un edema cerebrale. Dinamica che sarebbe confermata dalla relazione dell’autopsia, eseguita dal medico legale ferrarese Lorenzo Martinelli, nella quale si parla di compatibilità della causa della morte con lo “strozzamento”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino