Addio a Furlan l’architetto artista: stroncato da leucemia fulminante

Ado Furlan
PORDENONE - Un'influenza, mal di gola, raffreddamento, dolori, una ricaduta a una settimana di distanza. Impossibile immaginare che dietro a quel malessere si celasse una...

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PORDENONE - Un'influenza, mal di gola, raffreddamento, dolori, una ricaduta a una settimana di distanza. Impossibile immaginare che dietro a quel malessere si celasse una leucemia fulminante che non gli ha lasciato scampo. Così, tra l'incredulità e la voglia di reagire, è morto martedì pomeriggio Ado Furlan, architetto di 48 anni, che lascia la moglie Manuela Zeni e due figli di 10 e 7 anni.




Tutto in poco meno di 36 ore: dall'ingresso al pronto soccorso sabato per quell'influenza che non se ne voleva andare, al trasferimento a Udine alla clinica ematologica del Santa Maria della Misericordia quando un possibile recupero era già apparso definitivamente tramontato, il passaggio alla terapia intensiva in stato comatoso nella notte tra lunedì e martedì. Poi il decesso nel pomeriggio successivo. Tutto era iniziato solo qualche settimana prima: influenza e assenza dallo studio professionale in via Mazzini, poi il rientro al lavoro e una successiva ricaduta. Appariva come un malessere passeggero «ora faccio le analisi del sangue, me ne sto tranquillo e mi rimetto in salute, e fra un paio di settimane torno a Piancavallo per le ultime sciate della stagione» aveva detto Ado a Vittorio Pierini, collega di una vita nello studio che condividevano e amico fraterno. Invece, tra lo sbigottimento di familiari, amici, clienti e conoscenti, Ado Furlan è stato fulminato dalla leucemia. Incredulo anche lui nello scoprire sabato sera la diagnosi dei medici.



«Non ha chiesto nulla, non credo si aspettasse questo epilogo. Non ha versato una lacrima, sapeva che sarebbe stata dura» racconta Pierini anche perché quella malattia impietosa poco più di un anno fa si era portata via (questa volta dopo mesi di agonia) Alberto Gri, anche lui architetto, con cui Furlan - laurea a Venezia nel 1992 - aveva condiviso numerosi viaggi d'architettura. Pareva un «orso» a tratti poteva quasi sembrare burbero. Invece Ado era una persona «brillante, divertentissimo, ironico, un uomo tranquillo e molto riservata, a cui tutti volevano bene» lo ricorda Vittorio, che ancora fatica a usare i verbi al passato. Da qualche anno con alcuni amici aveva fondato lo sci club Zero13 Ski team e trascorreva i fine settimana sulle piste assieme ai bambini.

Poi c'era il lato privato di Ado: una famiglia vivace e divertente, l'attaccamento ai genitori Vittoriano e Itala, alla sorella Federica, gli zii Caterina, Giannino e Italo deceduto anche lui di recente. A Italo era subentrato nella gestione della Fondazione Ado Furlan, che porta il nome dello zio scultore. Del resto la passione per il bello e per l'arte gli scorreva nelle vene, declinata nella passione per i libri - con una notevole biblioteca specialistica - e per le arti visive. Soprattutto la pittura, specie gli artisti friulani. Aveva un animo attivo, partecipava a concorsi, mostre a Villa Manin, a Udine, in città. Era parte del Rotary di Pordenone. Infine l'architettura, una professione scelta non solo per mestiere, ma per passione: tanti i progetti lasciati sul territorio firmati assieme a Pierini.



Dal restauro della Casa dei Capitani, a quelli più recenti, come la Scuola materna di Lestans, la IV Novembre di Pordenone, la mensa e scuola materna di San Quirino, l'edificio residenziale dell'incrocio cinque strade, la collaborazione con Ugo Perut alla progettazione della nuova Galleria Pizzinato, il noto restauro del sacello di Giais, e le tante abitazioni private, molte delle quali finite sulle riviste specializzate. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino