Salvataggio Acc: "Momento delicato, contatti tra le banche"

La protesta del 2 settembre davanti alle banche
BORGO VALBELLUNA - «È un momento delicato, le banche si stanno parlando tra loro» spiegano gli addetti ai lavori. Alla fine la soluzione più...

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BORGO VALBELLUNA - «È un momento delicato, le banche si stanno parlando tra loro» spiegano gli addetti ai lavori. Alla fine la soluzione più probabile per il nuovo salvataggio di Acc è quella dello “spezzatino”. Una compartecipazione tra istituti di credito per mettere nelle mani dell’azienda di Borgo Valbelluna 12,5 milioni di euro. Fondi garantiti dallo stato, come previsto dalla Prodi bis. Al momento è escluso che arrivino altri soldi: il piano Castro contemplava anche un prestito ponte da sei milioni di euro. I nomi dei partecipanti alla cordata potrebbero finire sul tavolo della Regione che ha convocato i nove maggiori istituti di credito del Veneto, Abi, le associazioni di categoria e il commissario di Acc Maurizio Castro per martedì.


L’incontro
si occuperà non solo dell’azienda di Mel ma più in generale del sostegno alle aziende. Per gli istituti di credito che decideranno di dare fiducia al piano di rilancio di Acc quella sarà comunque la vetrina migliore per ufficializzare l’impegno. Un impegno a basso guadagno per chi deciderà di prestare soldi all’impresa di Villa di Villa. Il tasso d’interesse potrebbe viaggiare attorno all’uno per cento (tre volte più basso di quello di un prestito concesso ad un privato per comprarsi la casa, per fare un paragone) e trattandosi di “crediti non esigibili” (pur garantiti dallo stato) finirebbero per pesare nei bilanci e nelle valutazioni del rating. Il pericolo, se nessuna banca dovesse decidere di sostenere Acc (pur con fondi garantiti dallo stato), è quello di un corto circuito: diventerebbe palese che la legge sui fallimenti è inefficace. Un rischio che nessuno vuole correre. Governo in testa, che pur non potendo obbligare un istituto di credito a prestare dei soldi (cioè a fare il proprio lavoro), non può neppure permettere che chiuda un’azienda che ha previsioni di crescita ed ha già effettuato nuove assunzioni. Cancellando in una sola volta 300 posti di lavoro. Si tratterebbe quindi di un precedente pericoloso. L’esecutivo poi, sensibilizzato dal ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà, non ha mai fatto mancare la propria attenzione nella vicenda Acc. «Nella manifestazione di mercoledì il territorio ha risposto bene - ha spiegato Mauro Zuglian della Fim-Cisl - c’erano anche diversi sindaci che hanno testimoniato la loro vicinanza. Insomma abbiamo alzato il livello di attenzione su questo paradosso e soprattutto in vista dell’incontro previsto per l’8 settembre. Noi siamo determinati a proseguire la nostra strada a convincere tutti i dubbiosi sulla bontà del progetto. Sono previsti dei risultati industriali importanti. E se nessuno vuol dare fiducia a questo piano l’impressione è che non lo abbiano letto bene».
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Il Gazzettino