Ore di attesa per le sorti di Acc, il sindaco: «Dobbiamo salvarla, ma il Mise tace»

BORGO VALBELLUNA - Ore di grande attesa sul territorio di Borgo Valbelluna: domani il caso Acc, con i suoi 300 lavoratori, approderà al Mise, dove si saprà...

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BORGO VALBELLUNA - Ore di grande attesa sul territorio di Borgo Valbelluna: domani il caso Acc, con i suoi 300 lavoratori, approderà al Mise, dove si saprà anche l’esito della seconda asta internazionale. Non si esclude possa andare deserta come la prima, in questo caso è facile ipotizzare un fallimento già entro Natale. Sempre nel caso di una mancanza di offerte, non si esclude nemmeno la possibilità di un rinvio alla scadenza naturale del commissariamento, il 16 marzo 2022, dando tempo al commissario Maurizio Castro di procedere con un’eventuale trattativa privata.


Se per Acc si brancola ancora nel buio, per Ideal Standard, con i suoi 450 lavoratori, si è fatto un passo avanti. La multinazionale che se ne andrà da Trichiana si è però impegnata ad accompagnare la pontenziale transizione verso nuovi acquirenti. Il sindaco Stefano Cesa definisce importante l’accordo raggiunto per la reindustrializzazione del sito di Trichiana che dovrebbe ripartire dal marchio Ceramica Dolomite, sempre che si facciano avanti imprenditori interessati.


Diversa la posizione su Acc sulla quale Cesa denuncia il «silenzio e forse l’imbarazzo» del Ministero dello Sviluppo economico. «Durante la settimana appena trascorsa - dice - si è registrato da parte del titolare del Mise un comportamento assurdo e al limite della farsa con un rinvio dell’audizione richiesta dai parlamentari bellunesi, una teatrino indecente tra ministro e viceministro sulla questione Italcomp e nessun concreto passo in avanti, almeno per le informazioni in mio possesso, rispetto all’unica proposta seria e concreta, lanciata in piazza sabato scorso del ministro D’Incà e dell’asssessore Donazzan, su un intervento ponte da parte di Fincantieri o soluzioni similari. Deve essere però chiaro il messaggio che la piazza di sabato ha lanciato al Governo: entrambe le aziende vanno salvate! Perché, per il futuro dei nostri giovani e per le future generazioni, per la sue stessa attrattività, non può permettersi di perdere nessun di questi 800 posti di lavoro».


«Al Governo e alla politica nazionale il compito di intraprendere una nuova politica industriale - conclude Cesa -, con uno sguardo al futuro, a tutela di aree svantaggiate come questa dove vediamo già da tempo pericolosi segnali di crescente debolezza: le nostre comunità infatti si vanno progressivamente svuotando; e sono soprattutto i giovani, sempre più numerosi, se ne vanno».
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Il Gazzettino