Abusi sulla figlia adolescente della sua ex, poliziotto condannato a sei anni

Abusi sulla figlia adolescente della sua ex, poliziotto condannato a sei anni
VENEZIA L'inchiesta era partita circa un anno fa, così come partono quasi tutte queste inchieste. Le lacrime di una ragazzina che confida alle amiche, poi alla nonna e...

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VENEZIA L'inchiesta era partita circa un anno fa, così come partono quasi tutte queste inchieste. Le lacrime di una ragazzina che confida alle amiche, poi alla nonna e infine alla mamma, di essere passata per l'inferno. Attenzioni e abusi sessuali a cui era stata costretta per quattro anni, da quando ne aveva 11 fino ai 15.

L'orco era l'ex compagno della madre, un poliziotto che fino al suo arresto era in servizio a Mestre.
 
Ieri l'uomo - del quale non viene fornito il nome e nessun elemento identificativo per impedire che possa essere riconosciuta la giovane vittima - è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere dal giudice dell'udienza preliminare Andrea Battistuzzi. Che ha disposto per lui, ora ai domiciliari nella sua regione di provenienza, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici (dovrà, cioè, riconsegnare la divisa) e la condanna a una provvisionale di 80 mila euro da versare nei confronti della ragazzina, parte civile con l'avvocato Andrea Franco. A nulla sono valse le tesi difensive dall'avvocato Paolo Bevilacqua di Gorizia, che si era battuto per l'assoluzione dell'imputato, cercando di dimostrare l'insussistenza delle infamanti accuse. Messe nero su bianco anche durante un incidente probatorio in cui la ragazzina ha raccontato gli anni di buio vissuti per colpa dell'uomo nella loro casa di Mestre. Incubo da cui era riuscita ad uscire soltanto grazie all'aiuto delle compagne e di chi le stava a fianco.
IL MESSAGGIO INCRIMINATO
L'inchiesta era stata avviata lo scorso anno dopo che la ragazzina aveva deciso di raccontare alla madre, in lacrime, ciò che stava accadendo da anni. Prima della mamma, la ragazzina si era confidata con le amiche e con la nonna. Era stata poi lei a portare l'adolescente tra le braccia della mamma, dando così il via alle indagini. 
A scatenare la reazione della madre era stato un messaggio ricevuto sul telefonino, inviato dal compagno della donna, nel quale si faceva esplicito riferimento a pratiche sessuali alle quali la quindicenne si sarebbe dovuta sottoporre.
Da qui, con il messaggio sotto gli occhi, gli inquirenti avevano iniziato gli accertamenti e, successivamente, su richiesta della procura, erano arrivati a perquisire l'agente con l'obiettivo, in particolare, di acquisire il contenuto del suo cellulare. Nel tentativo di difesa portato avanti anche in udienza, l'uomo (per cui il pubblico ministero Alessia Tavarnesi aveva chiesto 8 anni di carcere) aveva riferito che già all'epoca dei fatti aveva allacciato una relazione con un'altra donna e ha sostenuto che il messaggio incriminato in realtà era diretto a lei e, per errore, era stato indirizzato alla quindicenne. 
Tesi che però non ha convinto il gup, forte pure delle dichiarazioni della ragazzina, ritenuta credibile in ogni sua ricostruzione e passaggio. Accusa - quella di violenza sessuale aggravata - fin troppo circostanziata e dettagliata per essere frutto di una semplice fantasia. 

Nicola Munaro
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Il Gazzettino