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Abbazia di Follina. I restauri del complesso religioso trevigiano del 1200 procedono ma servono altri fondi per le opere. Anche il tradizionale concerto del violinista Uto Ughi (il 5 novembre) richiama l'attenzione sulle antiche mura: «Luogo del cuore».
LA STORIA
I muri parlano. Raccontano quasi un millennio di storie di fede, di guerre e potere. Di sangue che si intreccia al talento, di ascesi e spiritualità. Ma perché la bellezza continui a ricordarci la nostra storia, perché il futuro possa dare concretezza al passato, bisogna imparare la cura. Così l'Abbazia di Follina, patrimonio religioso e artistico incastonato sul dorso della collina, oggi ha bisogno dello sguardo e del supporto di tutti. «È un luogo del cuore». Così la descrive Uto Ughi, 78 anni, star internazionale del violino che ha legato la causa dell'abbazia alla sua carriera e ogni anno, da 27 anni, suona tra le cupole del gioiello cistercense. Il 5 novembre Ughi rinnova l'appuntamento con l'Abbazia insieme ai Filarmonici di Roma, con un concerto ispirato al repertorio barocco e classico organizzato dall'associazione Spiritualità, Arte e cultura in Abbazia. «Un evento che ormai richiama affezionati dagli Stati Uniti e da tutta Europa», commenta la presidente Maria Giovanna Zanon. La perfetta acustica, l'atmosfera rarefatta di pace e concentrazione che si respira hanno ispirato nel tempo una comunità di musicisti locali ed internazionali. Da Carlo Rebeschini, follinese, pianista, cembalista e direttore d'orchestra scomparso nel 2019, al complesso rinascimentale Odhecaton che ha eseguito musiche di Mirco De Stefani, medico e compositore, da La Reverdie, pluridecorato complesso di musica medievale ai Sonatori de La Gioiosa Marca ma anche il coro Monte Cimon diretto da Paolo Vian. Fino ad Elisabetta de Mircovich, violoncellista, cantante e studiosa che oggi dirige, per affetto e dedizione verso la comunità, il coro parrocchiale.
LA COSTRUZIONE
Iniziata nel 1200, l'abbazia è il vero cuore spirituale di Follina. La sua atmosfera unica nasce dall'incontro tra la densità mistica del luogo e l'architettura secolare. Il suo silenzio accompagna il visitatore in un viaggio senza tempo. Secondo la tradizione i benedettini avrebbero miracolosamente rinvenuto sul pianoro collinare di Roncavezzai, una statua di pietra raffigurante la Madonna con Bambino. Collocata in una nicchia al centro dell'ancona lignea dell'altare maggiore è venerata e meta di numerosi pellegrinaggi tra i quali quello secolare dei paesi bellunesi dell'Alpago che ancora oggi scendono a piedi verso il santuario il lunedì di Pentecoste.
CAMMINI DELLA FEDE
Non solo liturgia: l'abbazia è diventata, dal 2017, Casa di accoglienza e spiritualità Foresteria Santa Maria, ora completamente accreditata per il servizio nell'ambito di un turismo religioso di qualità. «Visitatori e pellegrini sono attratti a Follina, accolti in Abbazia, accompagnati in un'esperienza unica di spiritualità e di fraternità sottolinea il direttore scientifico dell'Istituto Diocesano Beato Toniolo. Le vie dei Santi Marco Zabotti la Foresteria Santa Maria oggi è il simbolo di un territorio che ha voluto prendersene cura per restituirla alla sua funzione originaria: dare ospitalità e ristoro ai credenti». Nove camere, ciascuna con bagno privato, e una ventina di posti letto. Un luogo speciale, di potente eloquenza per chi ricerca la forza dell'essenziale.
RESTAURO
«La Statua della Madonna del calice è l'elemento principale di questo complesso - spiega Tino Cusinato, diacono e coordinatore dell'Abbazia -. L'altra perla preziosa è il chiostro. È un'opera d'arte a cielo aperto: le sue pietre parlano allo spirito». Ma questo messaggio, che da 800 anni fa del luogo una meta spirituale, ha bisogno della cura per diventare futuro. «L'abbazia è di proprietà della parrocchia - continua Cusinato - un caso quasi unico in Italia e un'eredità impegnativa». Da poco, infatti ha preso avvio la terza fase dei lavori di restauro che interessano la facciata e il consolidamento antisismico. Per questi nuovi interventi (l'importo si aggira sui 130 mila euro) la Conferenza episcopale italiana contribuisce per 80 mila. La parrocchia di Follina e la Comunità dei Servi di Maria hanno quindi scritto una lettera per sensibilizzare la collettività a contribuire a riportare la facciata dell'abbazia all'antico splendore. Grazie alla munificenza della popolazione, al raccolta ha consentito di arrivare a quota 45 mila euro. Anche il concerto di Uto Ughi consentirà di incrementare questi fondi con nuove donazioni. «In questo momento abbiamo in cantiere la facciata e il consolidamento antisismico del corpo della Chiesa - entra nel dettaglio Cristina Chiesura, storica dell'arte ed educatrice museale dell'Abbazia -. La Soprintendenza si è inserita in questi restauri con una serie di catene che ancorano la facciata in se stessa e la lunghezza della chiesa, ossia gli archi del colonnato interno alla facciata». I lavori procedono dunque su binari paralleli: il tema antisismico e il problema estetico, che ha visto l'eliminazione di muffe e pezzi lapidei. La statua millenaria della Madonna, ritenuta miracolosa e meta di molti pellegrinaggi, porta inoltre con se tanti punti di domanda. Le fattezze non hanno dato ancora risultati chiari sulla sua origine. «Dopo i restauri della facciata, non è finita qui - avverte Chiesura -. Abbiamo ancora molto da scoprire all'interno della Chiesa. I muri sotto il pavimento potrebbero rivelarci molte cose sul passato di questo luogo di culto. Per questo serve l'aiuto di tutti. L'Abbazia è patrimonio della società civile».
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