Abbazia di Follina. I restauri del complesso religioso trevigiano del 1200 procedono ma servono altri fondi per le opere. Anche il tradizionale concerto del violinista Uto Ughi (il 5 novembre) richiama l'attenzione sulle antiche mura: «Luogo del cuore».
LA STORIA
I muri parlano. Raccontano quasi un millennio di storie di fede, di guerre e potere. Di sangue che si intreccia al talento, di ascesi e spiritualità. Ma perché la bellezza continui a ricordarci la nostra storia, perché il futuro possa dare concretezza al passato, bisogna imparare la cura. Così l'Abbazia di Follina, patrimonio religioso e artistico incastonato sul dorso della collina, oggi ha bisogno dello sguardo e del supporto di tutti. «È un luogo del cuore».
LA COSTRUZIONE
Iniziata nel 1200, l'abbazia è il vero cuore spirituale di Follina. La sua atmosfera unica nasce dall'incontro tra la densità mistica del luogo e l'architettura secolare. Il suo silenzio accompagna il visitatore in un viaggio senza tempo. Secondo la tradizione i benedettini avrebbero miracolosamente rinvenuto sul pianoro collinare di Roncavezzai, una statua di pietra raffigurante la Madonna con Bambino. Collocata in una nicchia al centro dell'ancona lignea dell'altare maggiore è venerata e meta di numerosi pellegrinaggi tra i quali quello secolare dei paesi bellunesi dell'Alpago che ancora oggi scendono a piedi verso il santuario il lunedì di Pentecoste. A partire dal 1388 l'abbazia passò alla Serenissima. Venezia si scontrò più volte con gli Sforza, i Visconti e con il Regno di Francia, nei cui territori si trovavano Chiaravalle e Cîteaux, dalle quali Follina dipendeva. Vedendo quindi con diffidenza l'istituzione monastica, nel 1448 il governo ne chiese a papa Niccolò V la soppressione. L'abbazia fu così ridotta a commenda. Tra gli abati commendatari anche Pietro Barbo, futuro papa Paolo II, e Carlo Borromeo, che affidò l'amministrazione dei beni prima ai domenicani, quindi ai benedettini. La storia moderna inizia nel 1819 quando l'abbazia diventa parrocchia dal vescovo di Ceneda Giovanni Benedetto Falier, altro camaldolese di Murano. Dal 1915 abitano qui i Servi di Maria di Monte Berico, tutt'oggi custodi del complesso.
CAMMINI DELLA FEDE
Non solo liturgia: l'abbazia è diventata, dal 2017, Casa di accoglienza e spiritualità Foresteria Santa Maria, ora completamente accreditata per il servizio nell'ambito di un turismo religioso di qualità. «Visitatori e pellegrini sono attratti a Follina, accolti in Abbazia, accompagnati in un'esperienza unica di spiritualità e di fraternità sottolinea il direttore scientifico dell'Istituto Diocesano Beato Toniolo. Le vie dei Santi Marco Zabotti la Foresteria Santa Maria oggi è il simbolo di un territorio che ha voluto prendersene cura per restituirla alla sua funzione originaria: dare ospitalità e ristoro ai credenti». Nove camere, ciascuna con bagno privato, e una ventina di posti letto. Un luogo speciale, di potente eloquenza per chi ricerca la forza dell'essenziale.
RESTAURO
«La Statua della Madonna del calice è l'elemento principale di questo complesso - spiega Tino Cusinato, diacono e coordinatore dell'Abbazia -. L'altra perla preziosa è il chiostro. È un'opera d'arte a cielo aperto: le sue pietre parlano allo spirito». Ma questo messaggio, che da 800 anni fa del luogo una meta spirituale, ha bisogno della cura per diventare futuro. «L'abbazia è di proprietà della parrocchia - continua Cusinato - un caso quasi unico in Italia e un'eredità impegnativa». Da poco, infatti ha preso avvio la terza fase dei lavori di restauro che interessano la facciata e il consolidamento antisismico. Per questi nuovi interventi (l'importo si aggira sui 130 mila euro) la Conferenza episcopale italiana contribuisce per 80 mila. La parrocchia di Follina e la Comunità dei Servi di Maria hanno quindi scritto una lettera per sensibilizzare la collettività a contribuire a riportare la facciata dell'abbazia all'antico splendore. Grazie alla munificenza della popolazione, al raccolta ha consentito di arrivare a quota 45 mila euro. Anche il concerto di Uto Ughi consentirà di incrementare questi fondi con nuove donazioni. «In questo momento abbiamo in cantiere la facciata e il consolidamento antisismico del corpo della Chiesa - entra nel dettaglio Cristina Chiesura, storica dell'arte ed educatrice museale dell'Abbazia -. La Soprintendenza si è inserita in questi restauri con una serie di catene che ancorano la facciata in se stessa e la lunghezza della chiesa, ossia gli archi del colonnato interno alla facciata». I lavori procedono dunque su binari paralleli: il tema antisismico e il problema estetico, che ha visto l'eliminazione di muffe e pezzi lapidei. La statua millenaria della Madonna, ritenuta miracolosa e meta di molti pellegrinaggi, porta inoltre con se tanti punti di domanda. Le fattezze non hanno dato ancora risultati chiari sulla sua origine. «Dopo i restauri della facciata, non è finita qui - avverte Chiesura -. Abbiamo ancora molto da scoprire all'interno della Chiesa. I muri sotto il pavimento potrebbero rivelarci molte cose sul passato di questo luogo di culto. Per questo serve l'aiuto di tutti. L'Abbazia è patrimonio della società civile».