Muore appena uscito dall'ospedale: «Il nostro "Nini" dimesso troppo presto»

Secondiano Drigo
PORTOGRUARO - È scomparso, all’età di 82 anni, Secondiano Drigo, uomo di sport conosciuto nell’ambiente del gioco delle bocce del Triveneto....

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PORTOGRUARO - È scomparso, all’età di 82 anni, Secondiano Drigo, uomo di sport conosciuto nell’ambiente del gioco delle bocce del Triveneto. “Nini Bio”, com’era da sempre conosciuto, è morto domenica mattina all’ospedale di Portogruaro. Era l’ultimo del gruppo di bocciofili che nel 1965 fondarono la gloriosa Società Granata Portogruaro, oggi militante nel campionato di serie B, prima società bocciofila veneta ad essere ammessa, negli anni Ottanta al campionato di serie A. Drigo, oltre ad essere stato un ottimo giocatore negli anni tra il ‘70 e i ‘90, periodo nel quale vinse la medaglia d’argento ai campionati italiani del 1976 e la medaglia di bronzo nel 1978, vinse numerose altre competizioni nazionali. Da sempre socio Granata, ricoprì all’interno della società molte cariche: dirigente, consigliere, vice presidente e per alcuni anni anche commissario tecnico.

Molti gli attestati di stima nei suoi confronti da parte e delle società bocciofile trivenete. La sua scomparsa ha lasciato nello sconforto la famiglia, che ha espresso dubbi sul fatto che l’uomo sia stato dimesso in condizioni ancora precarie. Peggiorato rapidamente a casa, per lui si è reso necessario un ulteriore ricovero che tuttavia non è servito a salvargli la vita. Secondiano lascia la moglie Orietta, la figlia Nicoletta, il figlio Daniele con Annalisa, gli adorati nipoti Francesco, Irene, Andrea e Sara. Il rosario verrà celebrato oggi, alle 19, nella chiesa parrocchiale di San Nicolò, dove domani, mercoledì 12 gennaio, alle 15, si svolgeranno i funerali.

«Le attuali politiche sanitarie dell’Ulss 4 e in particolare quelle dei reparti di Medicina di San Donà e Portogruaro – ha commentato il figlio Daniele - puntano a incrementare le cure domiciliari anche verso pazienti ancora critici, mettendo in grosse difficoltà le famiglie e i pazienti stessi e mettendo anche a dura prova i servizi di assistenza domiciliare che non hanno certo gli strumenti e le possibilità di intervento di una struttura ospedaliera. Spero che il direttore generale Filippi, che so essere una persona molto attenta, - ha concluso - possa prendere in considerazione questo mio appello».

Il caso, al di là degli specifici aspetti sanitari, accende un faro anche sulla mancata realizzazione di un ospedale di comunità, dedicato a quei pazienti pur non presentando patologie acute a elevata necessità di assistenza medica, non possono tuttavia essere assistiti adeguatamente a domicilio. «L’attivazione dell’assistenza a domicilio – replica il direttore generale dell’Ulss 4 Filippi – avviene su richiesta del medico di base, dopo che un team medico si è espresso favorevolmente. Ovviamente tra ospedale e la residenza ci sono dei livelli intermedi assistenza, tra cui l’ospedale di comunità. A Portogruaro la Residenza Francescon è al lavoro per le necessarie autorizzazioni e l’accreditamento di 20 posti letto. Spero che entro la primavera questo servizio possa partire, chiudendo così il cerchio dei livelli di assistenza. È chiaro comunque che se non ci fossero posti letto in ospedale di comunità, che rappresenta una sorta di lungodegenza, i pazienti continuerebbero a essere seguiti in ospedale».

 

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Il Gazzettino