SAN VENDEMIANO - Gli ultimi metri dell’ipotetico rettilineo finale li ha corsi sulle note di “We are the champions”. E un campione Daniele Cesconetto lo è...
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“Joy Club 6060”, Il viaggio di Cesco, era iniziato alle 8 in punto di domenica 8 gennaio. Ed è giunto al traguardo dopo 60 maratone, equivalenti a 2.531 chilometri e 700 metri. La più veloce in 4 ore 13’, quella finale in 4 ore 31’, mentre il limite fissato dal Guinness World Record era di 7 ore per ogni maratona. Il traguardo da primato, in realtà, l’ultrarunner di Cordignano l’aveva già raggiunto il primo marzo, concludendo la maratona numero 53. Ma Daniele, come previsto, non si è fermato. E alla palestra Joy Club di San Vendemiano, è stata un’autentica apoteosi. Oltre cento persone, tra cori da stadio e sincera commozione, hanno accompagnato la sua ultima fatica. C’era la fidanzata, Valeria Ulian, ultramaratoneta a sua volta. C’erano ex campioni trevigiani: da Rosanna Munerotto e Maurizio Simonetti (atletica) a Marzio Bruseghin e Renato Longo (ciclismo). C’erano l’azzurra di canottaggio Alessandra Patelli e il campione paralimpico di maratona Carlo Durante, che hanno corso con Cesconetto per alcuni chilometri. E c’erano tanti amici, tra cui anche lo scultore Balliana, che hanno incitato e applaudito Daniele per tutto il tempo.
Il vero traguardo del Forrest Gump di Marca non era però sportivo. L’impresa serviva a raccogliere fondi per le attività di Via di Natale Onlus e il risultato è stato altrettanto straordinario: 30.479 euro verranno donati all’associazione che assiste i malati in cura al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. «Correre 60 maratone in 60 giorni consecutivi su tapis roulant significa compiere qualcosa che non è simulabile durante gli allenamenti – ha detto Daniele -. Ma rifarei tutto, perché quando incontri progetti importanti come quello della Via di Natale, non puoi rimanere indifferente. Correre su un tapis roulant ha i suoi pregi: non serve il k-way, siamo al caldo, a volte troppo. Adesso mi occorre una bella dormita. Ringrazio il Joy Club che mi ha messo a disposizione per due mesi lo spazio e le migliaia di persone che sono passate di qui. Non sono un atleta professionista, perché faccio un altro lavoro. Però la corsa è la mia vita, la considero una forma d’arte. Garantisco che le idee per prossime avventure non mancano». La maratona di Cesco non è finita ieri. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino