OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
CHIOGGIA - «Non suonate "Bella Ciao", il sindaco non vuole. Potreste essere allontanati dalla banda cittadina». La pioggia che, ieri mattina, cadeva sulle celebrazioni del 25 aprile, a Chioggia non ha avuto un effetto più disturbante di questo messaggio, partito dal telefonino del direttore della banda, Loris Tiozzo, e finito non solo su quelli dei suonatori ma, di rimbalzo, anche di alcuni dei partecipanti alla celebrazione, cittadini, politici, sostenitori dell'Anpi. E la cerimonia, in effetti, si è svolta senza che quella che oggi è diventata la canzone-simbolo della Resistenza, venisse neppure accennata dagli strumenti della banda. In compenso l'hanno cantata i partecipanti non-istituzionali (chiamiamoli così) alla manifestazione, sotto la Loggia dei Bandi, mentre i partecipanti istituzionali si dirigevano in chiesa per la messa di suffragio, e l'hanno cantata, di nuovo, in Auditorium, i primi, al termine della commemorazione, mentre i secondi si allontanavano rapidamente.
Una frattura politica (nel senso ampio del termine) evidente, tra la giunta di centro destra e molti dei presenti, che difficilmente poteva essere immaginata da chi avesse letto il messaggio del sindaco su facebook: «Oggi, nonostante la pioggia, abbiamo celebrato il 78° Anniversario della Liberazione, giorno di festa per tutti gli italiani.
Ma che "Bella Ciao" fosse sgradita era apparso evidente a molti, tanto che, in uno scambio su facebook la consigliera comunale Barbara Penzo (Pd) aveva detto: «Se non la suonano loro, vorrà dire che la cantiamo noi». E così è stato. Poteva finire lì, con una contrapposizione di atteggiamento tra due modi "diversi" di intendere la ricorrenza, se non fosse stato per quella possibile minaccia di "espulsione" evidenziata dal messaggio del direttore della banda. Anzitutto perché il "motivo" del divieto Armelao, interpellato ieri sera, non lo ha spiegato.
«"Bella ciao" dice Barbara Penzo - non rappresenta alcun partito. È la canzone che ha fatto piangere la gente, ha un'anima. "Bella ciao" è la canzone di tutti coloro che si sono schierati affinché in Italia ci fosse la democrazia. Impedire di suonarla è come disonorare i sacrifici che fatti nella Resistenza. È disonorare tutti noi».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino