Strategie in F1, quando il “muretto” è fondamentale. Ma ad ogni GP la “figuraccia” è in agguato

Un cambio gomme della Ferrari di Leclerc
MEXICO CITY - A volte ci si azzecca e si finisce per fare un figurone. Tutti in piedi ad applaudire quella strategia azzeccata, quell'idea che nessuno aveva, ma che è...

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MEXICO CITY - A volte ci si azzecca e si finisce per fare un figurone. Tutti in piedi ad applaudire quella strategia azzeccata, quell'idea che nessuno aveva, ma che è apparsa nella mente dello stratega di turno portando alla vittoria la sua squadra. A volte ci si sbaglia e si finisce per fare una figuraccia. Tutti in piedi a puntare il dito per quella strategia rovinosa, per quell'idea errata che ha regalato la vittoria agli avversari. La linea è molto sottile e ad ogni Gran Premio assistiamo a dei capovolgimenti di fronte tra Mercedes e Ferrari per quanto riguarda il gioco delle tattiche. Questa volta, a Città del Messico, il colpo di genio lo ha avuto la Mercedes. Lewis Hamilton era partito per effettuare due soste, ma con occhio attento James Vowles e Andy Shovlin si sono accorti che Max Verstappen, fermatosi ai box nei primi giri dopo la foratura rimediata nel contatto con Valtteri Bottas e ripartito con gomme dure, girava su ottimi tempi così come Daniel Ricciardo, unico a essere partito con le hard. Ecco che è nata l'intuizione di fermare Hamilton al giro 23 per montargli Pirelli dure, cosa che al campione inglese non era piaciuta troppo. Ma Shovlin ha poi spiegato: «La temperatura dell’asfalto più calda rispetto ai giorni di prove ha aiutato quella mescola e abbiamo capito che il degrado risultava basso. L’anno scorso su questa pista eravamo i peggiori con le gomme e la nostra power unit soffriva per l’altitudine».


Toto Wolff, team principal Mercedes, ha aggiunto: «Sapevamo di dover prendere dei rischi per vincere. Ha funzionato. Ma anche Lewis è stato incredibile nella gestione degli pneumatici. Si tratta di trovare il giusto equilibrio fra l’aggressività che serve in certi momenti, specialmente quando bisogna spingere nel giro dopo il cambio gomme, e la delicatezza necessaria per farle durare a lungo. La comunicazione fra il pilota e gli ingegneri alla radio è stata fondamentale». Hamilton che non le ha mai mandate a dire al team quando sbaglia la strategia, vedi il dopo gara di Singapore, ha avuto parole dolci: «Ho avuto davvero il dubbio che ci fossimo fermati troppo presto, ma la strategia ha funzionato. Un lavoro fantastico da parte del muretto».


La Ferrari ha ragionato diversamente. Ha impostato la gara su... Alexander Albon, in quel momento terzo con la Red Bull-Honda. Faceva così tanta paura il pur bravo e giovane anglo-thailandese? Così, quando il compagno di Verstappen si è fermato ai box al 14° giro per il cambio gomme, mantenendo la mescola media, Charles Leclerc che comandava la corsa con sicurezza, è stato richiamato in pit-lane la tornata seguente per montargli i medesimi pneumatici di Albon. Ciò significava fare due soste. Dopo 8 giri, Hamilton è rientrato ai box per utilizzare le dure e fregare tutti. Nel contempo, Sebastian Vettel, che stava gestendo a meraviglia le proprie Pirelli medie, ha rifiutato la strategia Ferrari tirando lungo per poi avere le gomme più fresche nel finale. Per un paio di secondi, non è andata bene. Rimane il dispiacere per quella prima fila monopolizzata e non sfruttata a dovere, come era già accaduto anche a Sakhir e Suzuka.

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Il Gazzettino