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Nella leggendaria storia della Ferrari c’è una macchia mai lavata che riguarda l’incapacità di mostrarsi protagonista a Indianapolis, tempio americano della velocità dove un tempo si gareggiava anche con vetture di Formula 1 provenienti dall’Europa. A vuoto, negli anni 50, i tentativi fatti con Alberto Ascari e Nino Farina; non racimolarono un briciolo di gloria neanche le monoposto affidate all’importatore Luigi Chinetti, e c’è stata persino un’occasione in cui Enzo Ferrari, consapevole dei limiti della 375 Indy (troppo pesante) fece coprire il Cavallino rampante sulla carrozzeria, consapevole che nessuna delle auto provenienti da Maranello avrebbe potuto ottenere un buon risultato.
“È stata davvero una grande emozione assistere alle straordinarie prestazioni della Ferrari SF90 Stradale Assetto Fiorano” ha affermato da parte sua Mark Raffauf, Senior Director Race Operations dell’IMSA (International Motor Sports Association), che ha supervisionato il test, condividendo il proprio entusiasmo con quello del presidente J. Douglas Boles. “Rimaniamo – ha detto - fedeli al Dna di Indianapolis, che dal 1909 fa da banco di prova per le vetture di tutte le marche, spingendoci ad essere consapevoli che è un privilegio essere testimoni di certi progressi”. E – aggiungiamo noi - quando la protagonista di certi exploit è una Ferrari, il valore dell’impresa cresce a dismisura. Nonostante la lunga crisi e la mancanza di vittorie in Formula 1.
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