La Red Bull riapre la porta alla Honda per la fornitura dei motori dal 2026

La Red Bull di Verstappen
"Con le nuove regole, la potenza sarà divisa al 50 per cento fra parte termica ed elettrica, sarebbe logico ed interessante ridiscuterne con Honda". Queste le...

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"Con le nuove regole, la potenza sarà divisa al 50 per cento fra parte termica ed elettrica, sarebbe logico ed interessante ridiscuterne con Honda". Queste le parole rilasciate ieri da Christian Horner, team principal Red Bull, che hanno lasciato di stucco. Il team campione del mondo 2021 con Max Verstappen e che si appresta a riconquistare il titolo piloti aggiungendovi quello costruttori, dopo aver chiuso la porta alla Porsche per la stagione 2026, quando vi saranno le nuove regole tecniche per le power unit, ha riaperto la porta alla Honda. Il costruttore giapponese si è ufficialmente ritirato dalla F1 alla conclusione della stagione 2021 per concentrarsi sulla elettrificazione delle auto di serie, ma la Red Bull corre ancora con le power unit Honda benché sviluppate dallo stesso team inglese con il forte supporto di HRC, il reparto corse del marchio nipponico. E questa partnership "nascosta" proseguirà fino al 2025.

Il possibile accordo con la Porsche, che avrebbe riportato in F1 il costruttore tedesco, ritorno che era graditissimo da Liberty Media e della FIA, non è stato raggiunto perché Red Bull pretendeva una certa autonomia nella gestione della squadra, nella scelta dei piloti e degli ingegneri. Porsche invece, voleva entrare con una quota nella squadra mettendovi i propri uomini. La Honda non è mai stata di questo avviso e per questo Horner sta rivalutando la possibilità di convincere i giapponesi a tornare in forma ufficiale a partire dal 2026. Un segnale di debolezza da parte di Horner che dopo il mancato accordo con Porsche decretava che i motori se li sarebbero fatti in casa da soli? Il reparto motori creato a Milton Keynes, in ogni caso, è ciò che dà tranquillità alla Red Bull su qualsiasi scelta strategica. Di firmare con la Honda o con un altro partner "non c'è urgenza", ha confermato Horner. "Abbiamo cambiato approccio scegliendo di realizzare i propulsori da soli. Siamo riusciti ad attirare alcuni fra i migliori ingegneri, in 55 settimane abbiamo allestito la fabbrica, abbiamo già provato al banco il nostro primo V6, sviluppato in totale autonomia. Pensiamo di avere le capacità di andare per la nostra strada". Ma di certo poter godere di nuovo del supporto ufficiale della Honda sarebbe tutt'altra cosa.

 

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Il Gazzettino