Mercedes, dalla C 111-II alla Vision Avtr

Il dipinto di Wharol che raffigura la Mercedes C 111
STOCCARDA – Il futuro della Stella era cominciato esattamente mezzo secolo fa. Cioè quando gli ingegneri di Mercedes equipaggiarono con un motore rotativo a quattro...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
STOCCARDA – Il futuro della Stella era cominciato esattamente mezzo secolo fa. Cioè quando gli ingegneri di Mercedes equipaggiarono con un motore rotativo a quattro rotori M 950 F da 350 CV la C 111-II. Quel modello è una sorta di antenato della attuale Vision Avtr, cioè un laboratorio tecnologico. All'epoca per lo sviluppo del propulsore Wankel (e non solo), oggi per la guida autonoma e per recuperare il rapporto con la natura. La showcar ispirata al visionario film di James Cameron “Avatar” non solo si muove potenzialmente come un granchio, cioè anche lateralmente, ma dispone di un sistema di comunicazione basato su un rivestimento di 33 “squame” che ricorda la pelle di un rettile.


Esibita al Salone di Ginevra del 1970, la Mercedes C 111-II richiamava il mondo animale con la sua apertura ad “ali di gabbiano”. Misurava appena 1,12 metri di altezza ed aveva una carrozzeria in materiale sintetico rinforzata con fibre di vetro. La velocità massima era di 300 km/h, un'andatura che ancora oggi la inserirebbe in un “club” di auto ad alte prestazioni piuttosto ristretto. Gli ispiratori delle linee furono il designer italiano, di Udine, Bruno Sacco, classe 1933, e Josef Gallitzendörfer.

La Mercedes C 111 era già diventata famosa nel 1969 “sfilando” di Salone in Salone, fra Londra (dove un appassionato offre mezzo milione di marchi per averla: una cifra mostruosa considerato che il Pil tedesco raggiungeva i 250 miliardi di dollari), Parigi, Torino, Vienna, Bruxelles, Essen e Francoforte. La versione finale che debutta l'anno successivo come C 111-II, giusto qualche settimana dopo essere stata esposta anche al Chicago Auto Show, è la “dream car” immaginata anche dal CdA della casa di Stoccarda. Che ricorre alla stessa definizione anche per la Vision Avtr.


Un'auto da sogno e anche “musa”, visto che nel 1968, quando era ancora l'idea di una piccola vettura sportiva, aveva ispirato uno degli artisti più famosi, il maggiore interprete della Pop Art, Andy Warhol. Con quel bolide, la Vision Avtr ha in comune il quattro. Cioè il numero dei motori elettrici del concept esibito ad inizio anno a Las Vegas, pari ai rotori dell'unità rotativa Wankel (che Mazda aveva rilanciato recentemente con la Rx-9 concept e destinata ad entrare in commercio a maggio come Rx-Vision Gt3 per la Playstation). Per il momento, nella gamma elettrica in corso di ampliamento, con i suoi 350 Kw (476 cavalli), il sistema della Avtr rappresenta il punto di riferimento della proposta Eq Power con trazione integrale e torque vectoring. Anche perché impiega una rivoluzionaria tecnologia a batteria basata sulla chimica delle celle organiche a base di grafene, completamente priva di materiali preziosi e metalli, i cui materiali sono compostabili e completamente riciclabili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino