LONDRA - La Formula E, il circuito Fia riservato alle monoposto elettriche, è proiettato nel futuro. Non solo perché fioccano le adesioni dei costruttori, ma anche...
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Il “problema” è quello di mantenere vivo l'interesse degli ePrix movimentandoli con possibili interventi sulla strategia (attualmente piuttosto limitati) e, se possibile, con parecchi sorpassi. Nella Formula E non sono previsti cambi gomme, perché gli pneumatici Michelin sono “all season”. In realtà, in tre stagioni nessuna delle 33 gare si è mai disputata con la pioggia, solo qualche prova.
Il circuito a zero emissioni ha bisogno di tenere alta l'attenzione del pubblico, che già non “sente” le auto, se non per il rumore del rotolamento ed un sibilo che ha poco a che fare con i consueti rombi degli autodromi. La Formula E ha bisogno di coinvolgere i box ed offrire possibili soluzioni alternative per evitare che le gare si trasformino nei “monologhi” tipici della Formula 1. Già oggi i poleman elettrici hanno meno certezze rispetto ad altri colleghi, ma non basta.
Per vivacizzare le gare e coinvolgere i fan, gli organizzatori hanno già adottato il fan boost, che però “premia” solo tre piloti, praticamente sempre gli stessi, e solo per pochissimi secondi con una potenza suppletiva. Che quasi sempre si è rivelata anche inutile. Una ipotesi (del team NextEv Nio) è l'adozione di una sorta di “push to pass” come nella Indycar. Alejandro Agag, fondatore e Ceo del circuito, sembra avere le idee chiare: «Dobbiamo trovare qualcosa che riguardi il nostro ambito – ha argomentato – Ad esempio qualcosa in relazione alla gestione dell'energia».
C'è chi immagina un pit stop per un rifornimento di elettricità che consenta di disporre di maggiore potenza o più energia. Ma in ballo c'è anche la ricarica wireless, una sfida tecnologica che va combinata con la gara e con la possibilità, per il pubblico sugli spalti e davanti agli schermi, di vivere l'innovazione come una competizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino