Il futuro è affidato ai servizi. I marchi automobilistici sono dietro la nascita e lo sviluppo del car sharing

Un simbolo del carsharing
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ROMA - Il mondo corre veloce, chi si ferma è perduto. I costruttori di auto sanno da sempre che le vetture non basta produrle, ma bisogna venderle. E, nel tempo, hanno messo in piedi raffinate strutture di marketing e imponenti rete commerciali per creare un’immagine, rafforzare il brand e piazzare quello che gli stabilimenti sfornano. Ma non basta e, chi prima chi poi, tutti hanno cercato di mettere il naso in quelle attività capaci di incrementare l’utilizzo delle vetture. Spesso le case di auto sono state azioniste (anche di riferimento) di aziende di noleggio, sia a lungo che a corto termine.


Ma la società si evolve rapidamente e anche questi settori sono diventati solo una parte del grande business della mobilità. Marchi automobilistici sono dietro la nascita e lo sviluppo del fenomeno car sharing, l’auto condivisa utilizzata come un taxi senza autista. Nell’era della globalizzazione e della connessione totale anche questa attività aggiuntiva è solo un’ulteriore fetta della ricca torta, l’esigenza e la necessità forse più sentita del pianeta. Nello scenario che strateghi e visionari hanno dipinto per i prossimi decenni il bisogno di spostarsi aumenterà ancora e, come è chiaro da tempo, non ci sarà una risposta soltanto. Per muoversi da un posto all’altro, a seconda delle circostanze, si potranno utilizzare mezzi diversi, integrandoli fra loro.

E grazie ai progressi della tecnologia si potranno fare le scelte più convenienti, sia dal punto di vista della praticità che da quello dei costi. Il domani è fatto di servizi: integrati, personalizzati, dedicati. Su misura. Così i grandi giganti del settore hanno accettato la nuova sfida e si stanno organizzando: saranno loro a proporre di volta in volta come utilizzare meglio l’auto che, è chiaro, non sarà più solo di proprietà.
 
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Il Gazzettino