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Il Gran Premio d’Ungheria non è ancora finito. Dopo l’avvio choc innescato dalla Mercedes impazzita di Valtteri Bottas ed una gara a suon di colpi di scena con la vittoria sorprendente della Alpine di Ocon, a lasciare in sospeso la corsa di Budapest è la squalifica alla Aston Martin di Sebastian Vettel: nelle verifiche al termine della gara, non è stato possibile reperire la quantità minima di carburante dalla sua monoposto come stabilito dal regolamento ed è scattata la squalifica poi congelata dal ricorso presentato dal team anglo canadese. Al momento il podio dell’Hungaroring non cambia, ma è sub iudice: l’Aston Martin ha infatti manifestato l’intenzione di appellare la decisione dei commissari della Fia. E sempre Vettel ha sfidato tutto e tutti prendendo posizione con forza in favore del referendum attraverso il quale in Ungheria potrebbe essere rivista la legge contro la pedofilia voluta dal governo Orban che ha scatenato l’indignazione della comunità LGBTQ+. «Durante l’inno nazionale ho tenuto la maglietta.
L’ho fatto in sostegno di quelle persone che soffrono in questa nazione perché alcuni fanno leggi che anziché proteggere i bambini probabilmente li minacciano e ne compromettono la crescita.
Per Sergio Perez la gara è durata lo spazio di una curva. Poi, lui come tanti altri piloti, è stato travolto dalle macchine impazzite di Valtteri Bottas e Lance Stroll, che hanno disintegrato un quarto della griglia di partenza nello spazio di poche decine di metri. «Essere colpiti in quel modo alla curva 1 è incredibile - grida il pilota messicano della Red Bull - ed è un colpo enorme per noi come squadra. Bottas ha fatto un grosso errore ha frenato troppo tardi in curva 1 che ha portato fuori un sacco di auto, tra cui la mia, causando gravi danni anche alla macchina di Max. A fine gare è venuto da me e si è scusato. Sapeva che era un suo errore».
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