ROMA - Una volta solo gli uccelli e le nuvole, poi gli aerei. Da sempre la fantasia. Il cielo ne ha viste di cose che volano, visibili e invisibili, ma mai come negli ultimi tempi...
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Potrà essere piazzata su una piattaforma a 4 ruote da 60 kW e viaggiare fino a 100 km/h per 130 km oppure attaccata ad un modulo di volo da 136 kW formato da 4+4 eliche controrotanti che assicurano il decollo e l’atterraggio verticali con un’autonomia di 100 km. I tempi di ricarica per entrambe le modalità è di 15 minuti. Fantasia? L’Airbus ha costituito una sezione denominata “Urban Air Mobility”, parla apertamente di “elicotteri on demand” e a San Paolo del Brasile sta già sperimentando Voom, un servizio di “copter sharing” prenotabile tramite app. Il prossimo passo sono i droni elettrici, assai più silenziosi e ad emissioni zero come il già citato Pop.Up, il CityAirbus a 4 posti, il monoposto Vahana e lo Skyways, un fattorino volante per le consegne di pacchi, allo studio con la National University of Singapore. E proprio questo è uno dei più suggestivi filoni di sviluppo.
La Deutsche Post DHL ha dal 2013 il Parcelcopter, un drone che trasporta pacchi fino a 1,2 kg per un raggio di 100 metri. Amazon ha invece Prime Air, un servizio in grado di far recapitare in 30 minuti consegne del peso massimo di 2,25 kg, e ha brevettato persino un drone-batteria incaricato di alzarsi in volo per ricaricare le auto elettriche, come fanno gli aerei cisterna per i caccia bombardieri. Alphabet, la divisione di Google dedicata alla guida autonoma, ha da poco reso operativo Project Wing, un servizio per consegnare burritos e medicinali nelle aree rurali dell’Australia attraverso piccoli quadricotteri. Droni dunque per volare sulle megalopoli congestionate, ma anche per unire i grandi spazi.
Il problema sono le regole: come districare un traffico aereo sempre più intenso? Basteranno la guida autonoma e l’intelligenza artificiale a offrire tutta la sicurezza necessaria per le cose e le persone? L’ente di volo americano FAA ha già messo a punto la “part 107” relativa ai cosiddetti “small unmanned aircraft” (veicolo senza pilota di piccole dimensioni) e l’europea EASA ha già pronta una bozza da trasformare in direttiva entro il 2018.
Dovrà essere recepita anche dall’ENAC che dal 2013 si è comunque dotato di un regolamento specifico relativo ai cosiddetti SAPR (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto). Ma è chiaro che 7,5 milioni e mezzo di droni – questa è la stima per il 2025 – avranno bisogno di una disciplina più puntuale che non lasci nulla di vago per tutto ciò che viaggia tra la terra e il cielo.
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Il Gazzettino