Dalla Corea alla Siria, speriamo di non rimpiangere la Guerra Fredda

Dalla Corea alla Siria, speriamo di non rimpiangere la Guerra Fredda
Egregio direttore, Donald Trump ha preso la decisione unilaterale di bombardare la Siria, ed ora il mondo si riscopre diviso in due grandi blocchi. Con la Russia si schierano gli...

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Egregio direttore,
Donald Trump ha preso la decisione unilaterale di bombardare la Siria, ed ora il mondo si riscopre diviso in due grandi blocchi. Con la Russia si schierano gli alleati storici come l'Iran, la Cina, la Siria stessa e la rediviva Turchia. Gli Stati arabi sono schierati con gli Stati Uniti, ma qui il discorso è più complesso. Alcuni governi europei non hanno gradito infatti il recente trionfo di Trump alle presidenziali americane, ma adesso che l'America si scontra con la Russia, l'UE per convenienza e calcolo strategico, si riscopre filoamericana; Trump diventa un valido cavallo di Troia che può mettere un freno alle ambizioni russe di egemonia nell'area medio-orientale.


In seguito alla crisi ucraina, furono l'amministrazione Obama e l'UE ad estromettere la Russia dal G8 e a punirla con le sanzioni. Ora l'Europa, divisa fra la solidarietà a Putin e l'appoggio a Trump, prova a salvare la faccia; la missione di Mattarella a Mosca va in questa direzione.

Nel frattempo, l'avvicinamento della portaerei americana alla Corea ricorda la lunga marcia delle navi sovietiche verso Cuba durante la crisi dei missili nucleari. Fortunatamente nel 1962 la situazione rientrò. Oggi il mondo non è preparato ad una nuova Guerra Fredda.

Mattia Bianco 
Galzignano Terme (Pd)



Caro lettore, la guerra fredda era figlia del secolo delle ideologie e fu la naturale conseguenze di un mondo diviso in due blocchi: quello comunista e quello capitalista. Oggi le ideologie sono scomparse e anche le idee non se la passano granché bene. Viviamo in un mondo dove i grandi leader sono merce molto rara e dove abbondano invece capi di governo privi di strategie chiare e animati spesso solo da logiche di potenza. Per questo non rischiamo una nuova guerra fredda. Ma una lunga stagione di politica estera molto calda, dominata dall'imprevedibilità e dove anche le alleanze sono destinate a modificarsi rapidamente. Speriamo di non dover rimpiangere la guerra fredda. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino