Se il caso della professoressa di Palermo diventa il pretesto per fare politica in una scuola media

Se il caso della professoressa di Palermo diventa il pretesto per fare politica in una scuola media
Gentile direttore, due giorni fa la scuola media di mia figlia (che frequenta il primo anno), per opera di alcuni docenti, con la scusa (strumentale) di leggere due articoli della...

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Gentile direttore,
due giorni fa la scuola media di mia figlia (che frequenta il primo anno), per opera di alcuni docenti, con la scusa (strumentale) di leggere due articoli della Costituzione, ha convocato tutti gli allievi per vendicare orgogliosamente la professoressa di Palermo sospesa dall' insegnamento (accusata di non aver vigilato su un gruppo di studenti ideatori di un video che accosta il decreto-sicurezza di Salvini alle leggi razziali del 1938). La discussione che ne è conseguita è inevitabilmente scesa sui contenuti politici della vicenda (lascio immaginare con quale taglio). Le chiedo: le pare corretto che un corpo insegnante sfrutti una difesa corporativa a fini politici? E le sembra opportuno che ciò venga fatto coinvolgendo minori (praticamente ancora bambini)? Sentire un'undicenne che torna a casa piena di certezze su chi accusare e su chi fiancheggiare in una contesa così delicata è molto avvilente: la Scuola non può permettersi il lusso di frantumare le regole della democrazia.

Pierfrancesco Cappelletto 
Mogliano Veneto


Caro lettore,

una premessa: penso che la vicenda di Palermo sia stata ingigantita dalla zelo eccessivo di qualche burocrate: la sospensione dall'insegnamento della professoressa si poteva e si doveva evitare. Ma credo anche di poter dire che quei docenti della scuola frequentata da sua figlia con il loro comportamento hanno fatto prevalere le loro convinzioni politiche sulla loro missione di educatori. E non hanno fatto un buon servizio né alla scuola italiana né alla vera cultura democratica, che è innanzitutto confronto delle idee ed esercizio del dubbio. Ma l'episodio che lei racconta non mi sorprende. Viviamo in un momento di grande confusione in cui troppe persone si sentono in dovere di ergersi a sentinelle di una democrazia, a loro modo di vedere, minacciata e insidiata. Speriamo che con il voto di domenica questi furori ideologici si smorzino e si ritorni, da ogni parte, ad un clima di maggiore serenità e normalità. In cui gli avversari politici siano considerati come tali e non come nemici da abbattere. E in cui ci si sforzi di leggere la realtà politica - anche quando percorre strade a noi sgradite - senza ricorrere a stantii parallelismi con la nostra storia passata. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino