Anche in politica non tutto il passato merita di essere rimpianto

Anche in politica non tutto il passato merita di essere rimpianto
Caro Direttore,  ho l'impressione che questo nostro Paese non riuscirà mai a diventare un paese normale. Si continua a diffondere la cultura del perdonismo e del...

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Caro Direttore, 
ho l'impressione che questo nostro Paese non riuscirà mai a diventare un paese normale. Si continua a diffondere la cultura del perdonismo e del condono. Si continua a diffondere l'abusivismo edilizio ed ecco fare a gara a chi propone il miglior condono edilizio. L'evasione fiscale è diventato un fenomeno con cifre davvero grandissime, si parla di oltre 120 miliardi di evasione, ed ecco un condono mascherato sotto la denominazione di pace fiscale. La burocrazia è divenuta asfissiante sotto ogni aspetto, come pure la continua promulgazione di decreti e leggi. La giustizia che si va sempre più ingolfando, con il rischio di paralisi totale, dove domina la prescrizione. Se a tali fenomeni aggiungiamo la corruzione, la deleteria azione delle diverse mafie, ci si rende conto che per divenire un Paese normale necessita una vera seria rivoluzione culturale e politica. Bisogna forse richiamare in vita uomini come De Nicola, Einaudi De Gasperi, Nenni, Togliatti, La Malfa, Saragat, Pertini, Lombardi, Moro ecc. ecc. Cioè la classe politica della ricostruzione e del boom economico della nostra Italia.


Gianvito Caldararo
Sacile (Pordenone) 


Caro lettore, 

come ha detto qualcuno: «Spesso abbiamo nostalgia del passato perché ce lo siamo dimenticati». Lei ha ragione quando afferma che siamo un Paese destinato a convivere con la propria anormalità, che predica rivoluzionari morali e politiche senza mai essere in grado di realizzarle. Ma benché consapevole di ciò e dei tanti malanni che ci rendono difficile la vita e precaria l'idea del futuro, ho qualche difficoltà a rimpiangere il passato e, soprattutto, tutti gli uomini politici che lei elenca. Non è naturalmente in discussione il valore e la preparazione culturale, spesso notevole, della classe dirigente dell'epoca, ma l'efficacia della loro azione questa sì. Perché se il dinamico pragmatismo di alcuni protagonisti di quella stagione, penso per esempio a Luigi Einaudi o a Enrico Mattei, o il riformismo illuminato di altri, penso a Riccardo Lombardi, furono decisivi nel trainare la crescita e la modernizzazione dell'Italia, è anche vero che in quell'epoca presero forma alcuni dei mali che condizionano e frenano oggi il Paese: da quella che lei definisce la cultura del perdonismo alla pervasività della politica negli apparati dello Stato e nella società. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino