Le domande che un normale cittadino si pone di fronte ai due processi siciliani a Matteo Salvini

Le domande che un normale cittadino si pone di fronte ai due processi siciliani a Matteo Salvini
Egregio Direttore, ho volutamente atteso l'esito del giudizio di Catania per Matteo Salvini, prima di decidere di rassegnarle alcune riflessioni che mi sembrano, per quanto...

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Egregio Direttore,
ho volutamente atteso l'esito del giudizio di Catania per Matteo Salvini, prima di decidere di rassegnarle alcune riflessioni che mi sembrano, per quanto amare, molto preoccupanti. All'udienza preliminare di Catania, il Giudice ha ritenuto di accertare il vero accadimento dei fatti oggetto dell'imputazione, con l'assunzione delle testimonianze dell'allora Presidente del Consiglio, e di vari altri Ministri. E le risultanze emerse hanno ineludibilmente condotto, essendo prove piene ad ogni effetto, alla pronunciata assoluzione. A Palermo, invece, nell'udienza preliminare-fotocopia il Giudice, dopo una risibile camera di consiglio di pochi minuti, si sarebbe accorto che non vi sarebbero stati gli estremi per un'archiviazione, disponendo così il rinvio a giudizio dell'imputato. Ma noi tutti sappiamo che il compito primario ed essenziale di ogni Giudice dovrebbe essere quello di accertare la verità, ove possibile, adoperando a tal fine tutti i mezzi disponibili. E allora, vien da obiettare, perchè non ri-assumere le medesime testimonianze del processo di Catania? Non s'è dunque trattato di denegata giustizia, a meri fini di prepotente prevalenza di un' arrogante ideologia?


Giuseppe Sarti

Caro lettore,


non so se siamo di fronte a un caso di denegata giustizia o piuttosto alla gestione di una vicenda processuale eccessivamente condizionata da convinzioni politiche o da derive ideologiche. Ho più di qualche sospetto in tal senso, ma preferisco, in questo momento, pormi e porre una domanda che mi pare inevitabile di fronte alla paradossale situazione creata dai due processi siciliani contro Matteo Salvini. Com'è possibile che per un tribunale un imputato debba essere assolto perchè il fatto non sussiste e, contemporaneamente, a poco più di 100 chilometri di distanza, nella stessa regione, per le stesse ipotesi di reato, la stessa persona, sia invece sottoposta a processo? E stiamo parlando del segretario del primo o secondo partito politico italiano, indagato in quanto ex ministro dell'Interno. Cosa potrebbe accadere a un semplice cittadino? Come deve sentirsi un qualsiasi imputato di fronte a una gestione processuale di questo tipo? Aldilà di ogni altra considerazione e valutazione politica, questo è il punto. E questi sono gli interrogativi che suscita una vicenda da cui, ancora una volta, la già malconcia giustizia italiana ne esce bene. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino