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Caro direttore,
in questi giorni il Parlamento sta votando per revocare l'onorificenza assegnata a suo tempo dalla Repubblica Italiana al dittatore iugoslavo Tito. Per quanto impopolare non condivido quest'atteggiamento di revisionismo storico a posteriori. Sia chiaro Tito fu un dittatore e un omicida seriale e la condanna di chi scrive sugli eccidi delle foibe è assoluta. Tuttavia il leader slavo fu anche un capo militare e un leader politico che concorse a sconfiggere i nazi fascisti e nell'ottica post secondo conflitto mondiale l'onorificenza poteva avere quindi un senso. Per le stesse motivazioni non concordo con quelle amministrazioni comunali che stanno annullando la cittadinanza onoraria concessa, sempre a suo tempo, a Benito Mussolini poiché quando furono elargite queste onorificenze il Duce non aveva ancora promulgato le nefaste leggi razziali, non aveva attuato l' invasione dell' Etiopia e l'alleanza "d'acciaio" con Hitler. Parimenti non concorderei se si volesse ritirare la dedica della sala consiliare del comune di Roma a Giulio Cesare perché costui contro le direttive del Senato attacco' e occupo' la Gallia. In definitiva penso che si debbano trattare i personaggi storici con il metro di valutazione del periodo in cui vissero e non delle valutazioni politiche del presente.
Lorenzo Martini
Stanghella (Pd)
Caro lettore,
confesso che questi dibattiti sull'opportunità di cancellare o meno onorificenze, vie e piazze dedicati a personaggi "illustri" del passato mi appassionano molto poco.
Il Gazzettino