L'ingrato e ingiusto destino di Mancini: dai fasti europei alle Idi di marzo se la Nazionale non si qualificherà

L'ingrato e ingiusto destino di Mancini: dai fasti europei alle Idi di marzo se la Nazionale non si qualificherà
Gentile Direttore,  le Idi di marzo, nell'antica Roma note come il 74esimo giorno del calendario, arrivavano...

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Gentile Direttore, 


le Idi di marzo, nell'antica Roma note come il 74esimo giorno del calendario, arrivavano precisamente il giorno 15 marzo. Per Mancini è la metafora perfetta in quanto per Idi di marzo si intendeva anche l'ultimo giorno per saldare debiti residui. Cosa ne pensa, al di là della piccola rivisitazione storica, visti gli spareggi per la qualificazioni mondiali previsti proprio in marzo? 


Mauro Lama
Treviso


Caro lettore,


le Idi sono erano i giorni di metà mese nel calendario romano. Quelle di marzo sono passate alla storia perché il 15 marzo del 44 a.c., al Teatro Pompeo, Giulio Cesare venne ucciso dai senatori congiurati, preoccupati del ruolo sempre più importante e dispotico assunto da Cesare: una metafora della lotta per il potere che ha poi ispirato grandi scrittori e registi. C'è un unico parallelo con la nostra, più banale, attualità calcistica che riesco a intravedere: temo che anche nei confronti di Roberto Mancini si consumerà un cesaricidio, solo calcistico ovviamente, se il commissario tecnico con la sua Nazionale non conquisterà ai playoff la qualificazioni ai Mondiali di calcio. Sarebbe la seconda assenza consecutiva degli Azzurri: uno sfregio insopportabile per la nazione. Se gli azzurri non centreranno il bersaglio, il mister assurto a massima gloria con la vittoria inattesa degli Europei, verrà quasi certamente detronizzato e costretto a far le valige. Speriamo, da appassionati e tifosi, che non accada. Sarebbe un destino inevitabile ma quantomai ingiusto, perché Mancini ha saputo dare un gioco e una personalità vincente a un gruppo di giocatori discreti o bravi ma, con rarissime eccezioni, quasi mai eccelsi. Dopo i fasti londinesi, il mesto e noioso pareggio con l'Irlanda del Nord, ma anche quello con la Bulgaria, hanno segnato il definitivo ritorno alla realtà. E alla normalità. Dobbiamo riconoscerlo: siamo campioni d'Europa, ma i campioni veri dalle nostre parti latitano, soprattutto dalla difesa in avanti. Mancini, con l'intelligenza calcistica che lo ha sempre distinto anche quando faceva il calciatore, era riuscito a mascherare tutto questo. E a costruire un'identità di squadra in cui anche le mediocrità individuali e i limiti tecnici si stemperavano. Ha qualche mese per provare a ritrovare questa alchimia. Altrimenti sarà difficile anche per lui superare le Idi di marzo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino