I Cinquestelle costretti a giocare in difesa. Potrebbero essere loro a rompere con Salvini

I Cinquestelle costretti a giocare in difesa. Potrebbero essere loro a rompere con Salvini
Egregio direttore, vedo molti commentatori soddisfatti per il poco positivo risultato elettorale dei 5 Stelle in Abruzzo. Forse bisognerebbe sempre ricordare che il Movimento non...

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Egregio direttore,
vedo molti commentatori soddisfatti per il poco positivo risultato elettorale dei 5 Stelle in Abruzzo. Forse bisognerebbe sempre ricordare che il Movimento non ha quasi mai ottenuto grandi successi nelle elezioni locali e ha invece sorpreso molti nelle elezioni politiche ed europee. Quindi sarei più cauto prima di cantar vittoria.

M.C.
Mestre


Caro lettore,
è vero: il Movimento 5 Stelle ha sempre ottenuto risultati elettorali inferiori nelle elezioni amministrative rispetto alle politiche. Ma è un po' difficile considerare un incidente di percorso o un risultato scarsamente significativo, un esito elettorale che ha visto i pentastellati precipitare sotto il 20 per cento in una ragione dove pochi mesi fa avevano ottenuto il doppio dei consensi. M5S paga un suo evidente limite politico-culturale: si è dimostrato un movimento molto abile nel raccogliere il malcontento, ma assai poco efficace nel gestirlo sul piano governativo e amministrativo. Il partito di Di Maio e Di Battista pare aver dilapidato in pochi mesi gran parte del consenso d'opinione che era riuscito a calamitare intorno a sè.


Al netto delle gaffe di alcuni ministri, M5s sta pagando l'inadeguatezza del suo ceto politico e la sua fragilità programmatica. Ha perso consensi a destra, dove sui temi della sicurezza e dell'immigrazione ha giocato un ruolo da comprimario rispetto alla Lega; e ha perso a sinistra, dove, dall'Ilva alla Tap alla Pedemontana veneta, ha dovuto accettare soluzioni esattamente contrarie a quelle sostenute in campagna elettorale, perdendo così per strada l'appoggio di comitati e movimenti. Ora ha individuato la sua linea del Piave nella strenua difesa del no alla Tav, una battaglia di bandiera che, comunque vada, si rivelerà però perdente per Di Maio e C. Perché all'interno del governo contribuirà a rafforzare la posizione dialogante e positiva della Lega e, all'esterno, perché accrediterà l'immagine di un partito capace tuttalpiù di affermare dei No. Troppo poco per chi ha l'ambizione di governare il cambiamento. Certamente i prossimi test elettorali, la Sardegna prima e le Europee poi, saranno determinanti per capire il futuro di M5s. Ma sondaggi e urne per ora ci consegnano la fotografia di un Movimento costretto a giocare in difesa e fortemente indebolito nel rapporto con il suo alleato di governo. Tanto da far pensare che sia proprio M5s nei prossimi mesi a voler rompere l'intesa con Salvini per sottrarsi a quello che alcuni suoi esponenti considerano ormai un abbraccio mortale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino