Il linguaggio violento e volgare di certi giovani e l'uso scriteriato del termine dittatura

Il linguaggio violento e volgare di certi giovani e l'uso scriteriato del termine dittatura
Cari studenti liceali della città di Padova, casualmente mi trovavo in Prato della Valle ieri mattina in una giornata di...

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Cari studenti liceali della città di Padova,


casualmente mi trovavo in Prato della Valle ieri mattina in una giornata di sole smagliante. Ad un certo punto con musica a tutto volume entra da via Roma un grosso furgone seguito da un corteo di giovani e numerosi cartelli. Penso a una manifestazione sulla scia di Greta. Ma poco dopo dai primi interventi capisco che si tratta invece di una manifestazione di voi studenti padovani delle superiori. Il tema della protesta: l'edilizia scolastica nella nostra città. Si avvicendano al microfono rappresentanti dei vari istituti. La dispersione dei plessi, l'inadeguatezza delle strutture, la salvaguardia degli spazi per la socialità, la richiesta di informazioni e coinvolgimento... Mi sembrano tutte motivazioni giuste e inizio a guardarvi con ammirazione. Tuttavia contemporaneamente realizzo che si fa leva sui toni urlati e sull'uso e la ricerca insistente di termini volgari. Per questo vi scrivo, ragazzi. Il successo delle vostre giuste richieste non sarà riposto nelle urla forsennate o nel numero di parole volgari che riuscirete a inserire nei vostri discorsi. Ma sarà dovuto, e vogliamo che lo sia, alla validità delle vostre argomentazioni, alla competenza dei vostri interventi, all'equilibrio delle vostre relazioni, alla vostra tenacia, nell'assoluto rispetto per essere assolutamente rispettati. Non lasciatevi squalificare dalla volgarità e le giuste ragioni vinceranno.
Diana Curzi
Padova

Cara lettrice,


lei ha ragione, ma il ricorso ad un linguaggio esasperato, eccessivo e non raramente violento e volgare, sembra essere diventata una costante dei nostri tempi. E non è purtroppo un'esclusiva dei più giovani. Sempre più spesso al confronto si sostituisce lo scontro, al dibattito la guerriglia dialettica. Basta non essere d'accordo con qualcuno per essere subito etichettati in malo modo da chi la pensa diversamente. Alla debolezza degli argomenti si cerca sempre più spesso di supplire con il ricorso a espressioni forti, esasperate e violente. Un esempio evidente di questo clima è l'uso scriteriato che si fa in questi tempi del termine dittatura. Ci sono centinaia di persone che ogni giorno scendono liberamente in piazza, incuranti di regole e leggi, contro i vaccini e i green pass e che, nonostante questo, accusano chi si permette di dissentire da loro e di non accogliere le loro richieste, di essere un tiranno, un nemico della libertà. Ovviamente nessuno di costoro è sfiorato dal dubbio che, essendo una esigua minoranza per quanto rumorosa, non hanno alcun diritto di pretendere che le loro idee e convinzioni siano imposte agli altri. No, il solo fatto che non si faccia come vogliono loro li autorizza a etichettare gli altri come nemici della libertà e ad affermare che viviamo in una dittatura. Una sciocchezza assoluta, ma che finisce con l'alimentare un clima di contrapposizione totale. Pericoloso e senza sbocco. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino