Liliana Segre merita ascolto e rispetto, smettiamola di strumentalizzare questa coraggiosa donna

Liliana Segre merita ascolto e rispetto, smettiamola di strumentalizzare questa coraggiosa donna
Caro Direttore, ho molto apprezzato la manifestazione dei sindaci a Milano. Questa volta la politica, ( o almeno una sua parte ) che ci ha abituato a spettacoli poco edificanti,...

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Caro Direttore,
ho molto apprezzato la manifestazione dei sindaci a Milano. Questa volta la politica, ( o almeno una sua parte ) che ci ha abituato a spettacoli poco edificanti, ha dato spettacolo per una buona causa.

Gino De Carli

Caro lettore,
sono d'accordo con lei: è stato un momento importante. Aggiungerei però una cosa, che forse altri lettori potranno non condividere. Penso, soprattutto dopo la manifestazione di Milano, che sarebbe il caso di interrompere questa stucchevole gara nell'assegnare un po' ovunque, da Nord a Sud, cittadinanze onorarie a Liliana Segre. Non perchè la senatrice a vita non meriti queste attenzioni o questi riconoscimenti. Anzi. Proprio per il motivo esattamente opposto. Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, è la testimonianza vivente non solo di una stagione terribile della nostra ( e sottolineo nostra) storia , ma di quali vertici può raggiungere il male. La sua vita e la sua presenza servono a ricordarci la tragica realtà della Shoa e anche la sua terribile attualità. Come scrisse Primo Levi: «Auschvitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia». Proprio per queste ragioni, per ciò che rappresenta ancora oggi, Liliana Segre, la sua vita e la sua esperienza non possono essere strumentalizzate o usate per miseri calcoli politici. Per raccogliere qualche consenso a buon mercato o per cercare di creare qualche banale caso politico a suon di mozioni nei consigli comunali. Liliana Segre ha raggiunto la bella età di 89 anni. Fra i 776 bambini italiani che furono internati ad Auschwitz è stata una dei soli 25 a sopravvivere. Ciononostante per la gran parte degli italiani, fino a pochi mesi fa, era una illustre sconosciuta. Oggi, con colpevole ritardo, è diventata giustamente un simbolo. Portiamole il rispetto che merita.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino