Sì al reinserimento di Scattone ma non come "maestro"

Sì al reinserimento di Scattone ma non come "maestro"
Caro direttore, pochi giorni fa ha destato scalpore, a livello nazionale, l’assunzione tramite il decreto “La buona scuola” di Giovanni Scattone, professore di psicologia,...

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Caro direttore,

pochi giorni fa ha destato scalpore, a livello nazionale, l’assunzione tramite il decreto “La buona scuola” di Giovanni Scattone, professore di psicologia, macchiatosi nel 1997 dell’omicidio di Marta Russo, studentessa romana. Nel 2011 termina di scontare la sua pena e la Cassazione cancella tra le pene accessorie l’interdizione dall’insegnamento. Ora, Costituzione alla mano, vediamo che all’art.27 la pena deve “tendere alla rieducazione del condannato”, quindi obiettivo di uno Stato che si dota di tale dettato costituzionale non è la punizione per il condannato, ma la riabilitazione di quest’ultimo. Se un omicida, scontata integralmente la pena, non torna a delinquere e anzi riesce a ritagliarsi un qualche spazio utile all’interno della società, rappresenta un successo per lo Stato che evidentemente ha un delinquente in meno e un cittadino produttivo in più.


In Italia, l’opinione pubblica, probabilmente perché frustrata da una giustizia poco efficiente, animata da pregiudizi, grida allo “scandalo”. La rieducazione per un condannato è cosa quanto mai ardua e complicata da parte di uno Stato (si pensi ai problemi di sovraffollamento carcerario) una volta che vi riesce bisognerebbe andarne fieri. È chiaramente comprensibile la rabbia da parte dei familiari della povera Marta, ma uno Stato civile deve essere lungimirante e non può/deve soffermarsi sulle emotività individuali e se la Cassazione ha sentenziato che Giovanni Scattone può insegnare, è giusto che quest’ultimo ricopra il ruolo assegnatogli tramite regolare concorso. È importante sottolineare tutto ciò, altrimenti rischia di scemare la consapevolezza di far parte di uno Stato di diritto e con ciò ne viene meno l’importanza di appartenervi.



Alessandro Semenzato

Spinea (Ve)



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Caro lettore,


non vorrei apparire nè incline a sentimenti giustizialisti nè inconsapevole dei "doveri" di uno Stato di diritto. Ma, in tutta franchezza, devo dire che non mi hanno scandalizzato nè sorpreso le polemiche (non nuove) suscitate dalla notizia dell'assunzione di Giovanni Scattone come professore di psicologia nelle scuole superiori. Non vorrei essere frainteso: la rieducazione e il reinserimento nel mondo del lavoro di chi si è macchiato di reati anche gravi è un obiettivo da perseguire sempre e comunque. Ma c'è reinserimento e reinserimento. Scattone è stato condannato per omicidio colposo di Marta Russo, ha scontato la sua pena (5 anni e 4 mesi di cui 2 anni e mezzo in carcere il resto ai domiciliari e servizi sociali) e non è stato interdetto dai pubblici uffici, quindi può fare l'insegnante nella scuola pubblica. Qui però sta il punto: è così normale e giusto che chi si è macchiato di un reato tanto grave e dai contorni così controversi diventi poi, dopo qualche anno, un insegnante, un "maestro" per ragazzi e ragazze? Ho più di qualche dubbio. Forse per reinserire Scattone nella società un altro tipo di lavoro sarebbe più opportuno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino