Troppo spazio alla successione Benetton? No, un giornale deve dare ai lettori gli strumenti per farsi un'opinione

Troppo spazio alla successione Benetton? No, un giornale deve dare ai lettori gli strumenti per farsi un'opinione
Solo in questi due ultimi giorni su Il Gazzettino, sono state dedicate al rampollo dei Benetton in carriera, due intere pagine e altri due titoli con catenaccio sulle prime...

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Solo in questi due ultimi giorni su Il Gazzettino, sono state dedicate al rampollo dei Benetton in carriera, due intere pagine e altri due titoli con catenaccio sulle prime pagine. Eppure, questo cognome nostrano, non riesco a non collegarlo al massacro del Ponte Morandi dell'agosto 2018, dove 43 persone fecero una morte orribile, tra queste, anche tre bambini. L'ammissione di aver fatto errori gravi, così come il rammarico per le mancate scuse dopo la strage, credo che possano essere considerate aria fritta poiché la tragedia dovuta verosimilmente a ritardate manutenzioni, venne annunciata e segnalata attraverso vari report a chi di competenza, a partire dal 1993 e più specificatamente nel 2014, in cui si evidenziavano criticità e degrado soprattutto nei tiranti diagonali del Ponte Morandi.


Le possibili cause di questa strage, si basavano sul principio del massimo risparmio sulle manutenzioni a scapito della sicurezza. Azzardo... qualcuno non poteva non sapere!
L'enfasi, la propaganda e i ditirambi offerti dal nostro quotidiano in favore del personaggio su citato, mi fa venire in mente un parallelismo con il mito della fonte Kanatòs a Nauplia (Argolide-Grecia) presso cui, la dea Hera, si recava per riacquistare la verginità, una discontinuità, propedeutica ad una nuova unione con Zeus.
Stefano Torcellan
Venezia


Caro lettore,


non entro nel merito delle sue considerazioni sulle parole, comunque nè evasive né scontate, di Alessandro Benetton sulla tragedia del Ponte Morandi. Ma faccio fatica a comprendere le sue critiche alla nostra scelta di dedicare ampio spazio e titoli in prima pagina al cambio al vertice di Edizione, la società capofila del gruppo Benetton. Lei parla di enfasi e di ditirambi. E perché mai? Stiamo parlando del complesso passaggio generazionale e del cambio al vertice di uno dei gruppi economici più importanti del Nordest e del Paese, con 67mila dipendenti. Un nome e un marchio che hanno lasciato un segno profondo nella storia dell'industria, del costume e dello sport italiano. E stiamo parlando anche di una delle più gravi tragedie della nostra storia recente. Per lei sono fatti marginali? Non posso crederlo. O forse dovevamo relegare la nomina di Alessandro Benetton nelle pagine interne ed escluderla dalla prima pagina perché il cognome Benetton è indissolubilmente legato al crollo del Ponte Morandi? In altre parole: per non scadere in quella che lei chiama propaganda, avremmo dovuto esercitare una sorta di preventiva censura etica su questa notizia? Mi perdoni, ma non credo sia questa la nostra funzione. Certamente non è questa la nostra idea di informazione. Alessandro Benetton ha legato la sua nomina e quella dei suoi cugini al concetto di discontinuità, di cesura rispetto al passato. Lei può considerare queste parole aria fritta. Qualcuno forse la penserà come lei, altri probabilmente no. Il nostro compito è un altro: fornire ai lettori gli strumenti per farsi un'opinione. E magari metterli in condizione di far prevalere i giudizi sui pregiudizi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino