I pollici alzati dopo l'incidente sono il manifesto del nulla che alberga nella testa e nel cuore

I pollici alzati dopo l'incidente sono il manifesto del nulla che alberga nella testa e nel cuore
Egregio direttore, dopo aver visto la fotografia che ieri era in prima pagina sul Gazzettino non sapevo proprio cosa pensare. Mi sono chiesto: ma dove siamo finiti e dove stiamo...

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Egregio direttore,
dopo aver visto la fotografia che ieri era in prima pagina sul Gazzettino non sapevo proprio cosa pensare. Mi sono chiesto: ma dove siamo finiti e dove stiamo finendo? Non sono riuscito a farmi nessuna risposta. Ma come: hai appena travolto con la tua auto due ciclisti, potevi ucciderli e ti fai fotografare mimando il gesto di vittoria? Ma cosa ha in testa una persona che si comporta così'? E cosa dobbiamo attenderci da una società popolata da giovani di questo genere? Mi scusi ma oggi mi sento un po' più pessimista sul nostro futuro.

Gianni Scarpa
Venezia

Caro lettore,
davvero mancano le parole per definire un comportamento come quello di quel ragazzo che ieri abbiamo voluto mettere in prima pagina. In quegli sconsiderati e incredibili pollici alzati in posa davanti al fotografo dopo aver provocato un incidente stradale che solo per fortuna non ha avuto tragiche conseguenze, c'è disprezzo per la vita, c'è inconsapevolezza, c'è irresponsabilità, c'è idiozia al massimo livello. O forse no: c'è più semplicemente il vuoto. C'è l'incapacità di dare un senso al proprio essere uomo, persona, cittadino. Quel sorriso beffardo e quell'ignobile gesto irridente sono un manifesto del nulla che può albergare nel cuore e nella testa di una persona. E che questa persona sia un giovane uomo è un'aggravante, non un attenuante. Dopo essersi visto sul giornale quel ragazzo avrebbe almeno dovuto avere un sussulto di buon senso e di dignità. Avrebbe potuto mettere a nudo la propria vergogna e scusarsi pubblicamente. Almeno doveva farlo con i due ciclisti feriti. Non ha fatto nulla di tutto questo. Ha preferito eclissarsi, sparire. Annegando nell'abisso della sua imbecillità.

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Il Gazzettino