La questione delle autonomie si risolve con la politica

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Caro Direttore
gli echi sinistri della retata di Barcellona riportano alla memoria un periodo della storia spagnola che speravamo archiviato per sempre. Al di là di imbarazzati inviti alla moderazione, i catalani non troveranno alcuna sponda in Europa, perché a Bruxelles sanno bene che una eventuale affermazione dell'indipendentismo catalano innescherebbe analoghe rivendicazioni degli irlandesi, degli scozzesi, dei baschi, dei fiamminghi e dei valloni belgi. Per quanto attiene al nostro Paese, è evidente che le tendenze indipendentistiche delle Regioni del nord sono via via rientrate, ed i prossimi referendum sull'autonomia in Veneto e Lombardia ne sono la prova. Visto quanto sta succedendo in Catalogna, mi sembra che le scelte di Zaia e Maroni siano quelle giuste, purché a Roma capiscano che le istanze dei veneti e dei lombardi vanno non solo rispettate, ma anche prese nella giusta considerazione.

Ivana Gobbo
Abano Terme

Cara lettrice,

il governo spagnolo è vittima di un ottuso centralismo e pecca di miopia politica. La storia e il presente della Catalogna, come ha peraltro ben spiegato l'altro ieri su queste pagine Oscar Giannino, legittimano le richieste del governo e del popolo catalano. Naturalmente si può e si deve discutere sui livelli di autonomia o di indipendenza politico-economia di cui la Catalogna può avere diritto e su questi temi avrebbe dovuto svilupparsi un confronto serrato e una trattativa tra Madrid e Barcellona. La scelta del governo Rajoy di adottare la linea dura e la volontà di impedire ad ogni costo il referendum, vanno invece nella direzione della contrapposizione e di un conflitto che nuocerà a tutti. In un'Europa dei popoli, una regione che ha una sua lingua riconosciuta, una sua storia e una sua cultura e rappresenta un modello economico d'eccellenza (la Catalogna crea da sola un quinto del Pil spagnolo) deve poter aspirare a un proprio percorso autonomo. Ed è la politica non la polizia a dover dare risposte a queste aspirazioni. Pensare di chiudere la questione catalana con il pugno di ferro o con misure di ordine pubblico è un errore grave. Su cui anche l'Europa dovrà pronunciarsi e schierarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino