Se noi abbiamo una pessima legge elettorale, la colpa non è degli elettori

Se noi abbiamo una pessima legge elettorale, la colpa non è degli elettori
Egregio Direttore, mi riferisco alla lettera del signor Renzo Turato del 10 maggio 2018, nella quale afferma: «Così come siamo stati ingannati artificialmente sul...

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Egregio Direttore,
mi riferisco alla lettera del signor Renzo Turato del 10 maggio 2018, nella quale afferma: «Così come siamo stati ingannati artificialmente sul voto referendario del 4 dicembre 2016». Volevo significare che personalmente, così come moltissimi altri elettori, ho esaminato, uno ad uno, tutti gli articoli relativi alla cosiddetta “riforma costituzionale” e che sono arrivato a votare per il “NO” a seguito di una decisione consapevole. Del resto, per rendere chiara la mia posizione propongo un semplice esempio. Supponiamo di trovarci in un ristorante, unico nella zona, in cui oltre alla solita bistecca ed insalata, che mangiamo quasi tutti i giorni, ci venga proposto in alternativa un menù di pesce e specialità di mare. Cosa avremmo scelto? Viene abbastanza spontaneo rispondere: menù di pesce e specialità di mare! Tuttavia, se riscontriamo che pesce e specialità “puzzano da’ capa” e sono marci, li mangiamo ugualmente o magari, per non correre rischi, ritorniamo nostro malgrado ad accontentarci della tradizionale bistecca ed insalata?. Secondo la mia personale valutazione, la riforma costituzionale era pesce marcio e quindi ho preferito ritornare alla vecchia bistecca. Quindi nessun inganno, ma libera scelta senza paraocchi.

G.B.
Mogliano Veneto

Caro lettore,

altri come il signor Turato mi hanno scritto sostenendo la stessa tesi: se fosse passato il referendum costituzionale del 4 dicembre, oggi non dovremmo fare i conti con questa difficile governabilità. È vero. Ma la politica si fonda sui fatti, non si fa con i se e i ma. Quella riforma costituzionale portava la firma di una classe dirigente che, come le elezioni dello scorso 4 marzo hanno clamorosamente confermato, non aveva (e non ha) più la fiducia della larghisssima parte degli italiani. Era quindi abbastanza naturale che gli elettori non affidassero ad un ceto politico ormai senza consenso il compito di ridisegnare gli assetti istituzionali. Dopodiché è fuor di dubbio che nella riforma costituzionale ci fossero contenuti positivi. Primo fra tutti una riforma elettorale di impronta maggioritaria, assai più efficace dell’attuale Rosatellum . Ma quella stessa riforma rifletteva anche un’impostazione fortemente centralista. Basti ricordare che le possibili aree di competenza delle regioni venivano ridotte da 21 a 9. Mentre pochi mesi dopo in Veneto e Lombardia avrebbero votato a favore di una maggiore autonomia. Insomma, quella riforma era figlia di una stagione politica ormai finita. E a sbagliare non sono stati gli italiani. Ma chi non l’ha capito. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino