A proposito dell'incoronazione di Carlo III: lunga vita al re. Ma senza nessuna invidia nè nostalgia

A proposito dell'incoronazione di Carlo III: lunga vita al re. Ma senza nessuna invidia nè nostalgia
Caro Direttore, alla luce della grande adesione di cittadini in Inghilterra come in molti paesi del mondo dove c'è l'Istituto Monarchico, è importante...

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Caro Direttore,
alla luce della grande adesione di cittadini in Inghilterra come in molti paesi del mondo dove c'è l'Istituto Monarchico, è importante chiarire che le Monarchie costituzionali assolvono l'importante compito di rappresentare una nazione al di là e al di sopra di ogni divisione politica.


È proprio in virtù di questa funzione rappresentativa che l'Istituto Monarchico trae la propria forza e la sua autorevolezza. Questo consente alla Monarchia e al Re di saldare le diverse anime di una nazione e di essere un concreto simbolo di unità. Il Re assolve all'importante compito di tenere unita una Nazione, al di là di ogni credo politico.
A questo compito il Re è educato fin dalla nascita. Il Re non può e non deve essere un politico; da questo fatto trae la propria forza rappresentativa.
Aldo Sisto
Mestre


Caro lettore,
forse il grande clamore mediatico con cui è stata celebrata l'incoronazione di Carlo III e il consenso e l'affetto popolare di cui indubbiamente continua a godere in Gran Bretagna la casa regnante, ha suscitato in qualcuno anche in Italia vaghe nostalgie per la monarchia. Ma mi permetta di farle notare che non è affatto necessaria la presenza di un re o di una regina, per garantire l'unità, formale e sostanziale, di un paese, né per saldare le diverse anime di una nazione. Né l'istituto monarchico rappresenta una garanzia in tal senso, come purtroppo ha dimostrato la storia del Novecento nel nostro paese. Non solo: la forza rappresentativa non può derivare da un diritto dinastico, ma deve essere il risultato dell'autorevolezza che si è in grado di esprimere e dalla capacità di esercitare una leadership riconosciuta dal popolo non ad esso imposta. Legittimamente alcune nazioni europee hanno scelto di continuare ad avere un re e di essere monarchie costituzionali.


Ma, a parte il ruolo e il peso politicamente e istituzionalmente ininfluente assunto ormai da alcune di queste dinastie reali, ciò è avvenuto soprattutto in virtù della funzione che queste case regnanti e i loro esponenti hanno avuto e hanno saputo avere nella storia dei loro paesi. Per questa stessa ragione, al di là di ogni convinzione politica, per la stragrande maggioranza degli italiani è difficilmente concepibile ed immaginabile identificarsi con un re o con una dinastia o essere rappresentati da essa. Perché l'unica casa regnante della nostra storia è durata appena tre generazioni e mezza, cioè meno di un secolo, e perché viene ricordata più per le sue colpe e la sua tragica ignavia nei confronti del fascismo, che per il ruolo avuto nell'epopea risorgimentale. Dunque lunga vita a Carlo III, ma senza alcuna invidia né nostalgia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino