È vero le ideologie sono morte, ma anche le idee non se la passano troppo bene

È vero le ideologie sono morte, ma anche le idee non se la passano troppo bene
Gentile direttore mi permetto un paio di considerazioni. La prima di carattere “civile”. Appaiono in questi giorni, anche sul suo giornale, lettere di protesta di...

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Gentile direttore
mi permetto un paio di considerazioni. La prima di carattere “civile”. Appaiono in questi giorni, anche sul suo giornale, lettere di protesta di elettori di Lega e M5s che lamentano di essere oggetto di offese personali sui social e sulle lettere ai giornali. In qualità di Zecca Rossa (ma anche Pidiota è piuttosto utilizzato), come ho trovato frequentemente definiti quegli elettori che si trovano nella mia situazione elettorale, condivido la lamentela. Sarebbe davvero ora che gli elettori italiani imparassero a confrontarsi sulle opinioni, senza utilizzare le offese personali. Reciprocamente. La seconda di carattere politico. Vorrei complimentarmi con il vostro vignettista della penultima pagina per la sintesi e l’efficacia della battuta del primo giugno. Credo anch’io che l’Europa ci sia indispensabile: altrimenti a chi daremmo (o daremo) la colpa?

Federico Pinaffo

Caro lettore,

il nostro vignettista è la prova quotidiana che si può criticare e far riflettere, parlando di politica, senza insultare o demonizzare gli avversari. Ma anzi, strappando un sorriso. Certo, l’ironia e il sarcasmo sono doti rare, ma la tolleranza e la capacità di ascoltare dovrebbero far parte del bagaglio intellettuale di tutti o quasi. Purtroppo, soprattutto sui social, sembra non sia così. Ma è una problema che viene da lontano e che Internet ha enfatizzato e volgarizzato. Anche per ragioni storiche legate alla particolare e delicata condizione geo-politica del nostro Paese nel dopoguerra, la delegittimazione dell’altro è una costante del nostro dibattito politico. Secondo questo meccanismo, il partito o il leader avversario non sono semplicemente forze o uomini politici con idee diverse. Sono realtà pericolose perchè incompatibili con i valori fondanti della Repubblica e quindi, in estrema sintesi, senza il diritto di governare. Per questo ancora oggi nel nostro dibattito politico si abusa di termini come fascista, squadrista o comunista. Per cercare di negare all’altro l’agibilità politica, additandolo come nemico della libertà. Quindi non semplicemente nemico una parte politica, ma dell’intero sistema democratico. Ora, se questo tipo di dialettica politica poteva avere una ragione d’essere nell’epoca dei blocchi contrapposti, la caduta dei Muri avrebbe dovuto aprire una stagione di confronto politico più serena e laica. Non è così. Forse perchè le ideologie sono morte, ma anche le idee non se la passano troppo bene. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino