OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Caro direttore,
a mio parere il 10 febbraio si dovrebbero ricordare non solo le vittime uccise barbaramente dai comunisti jugoslavi tra le doline carsiche, ma anche le sofferenze e umiliazioni che giuliani e dalmati dovettero subire a causa di due muri, uno politico e l'altro fisico. Il primo fu rappresentato dai comunisti italiani che cercarono in tutti i modi di far ricadere sugli esuli sbarcati nel nostro Paese l'accusa di essere tutti fascisti in fuga dal "paradiso socialista" del criminale di guerra Tito e, quindi, degni di essere perseguitati in patria. Il secondo fu il risultato del confine tra Italia e Jugoslavia tracciato dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. La cosiddetta linea francese, perché disegnata dalla commissione di Parigi, era uno sciagurato compromesso tra quella sovietica, che assegnava tutta la Venezia Giulia e il Friuli orientale alla Jugoslavia, e quelle americana e britannica, più favorevoli all'Italia perché le lasciavano le coste istriane, abitate da italiani. La linea francese cedette alla Jugoslavia i sobborghi orientali di Gorizia e restituì all'Italia solo il centro storico della città, dividendo con il muro le famiglie come successe a Berlino. Grazie all'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea, il muro non c'è più, chiunque si reca a Gorizia può vedere che nel Piazzale della Transalpina è stato sostituito da una linea di mattonelle e una targa che ci ricordano che ora il confine è diventato solo una linea di demarcazione tra due Stati membri della medesima comunità, ma quanta sofferenza è costato?
Mauro Cicero
Caro lettore,
il Giorno del ricordo deve unire, non dividere.
Il Gazzettino