Non sono gli elettori a sbagliare a votare, ma i partiti che non sanno parlare agli elettori

Non sono gli elettori a sbagliare a votare, ma i partiti che non sanno parlare agli elettori
Caro direttore, non so se anche per lei le cose stanno così. Ma a me pare che le elezioni umbre abbiano detto che: 1)...

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Caro direttore,
non so se anche per lei le cose stanno così. Ma a me pare che le elezioni umbre abbiano detto che:

1) gli italiani dalla memoria corta vogliono l'uomo forte, anche se scelgono un personaggio che rappresenta in toto la sua debolezza istituzionale, oltre che scarsissima cultura politica;
2) gli italiani hanno piacere di essere governati da personaggi pregiudicati;
3) gli italiani sono convinti che sia possibile bloccare i migranti già in Libia.
Non ho fatto nomi in quanto si evincono lo stesso dalle suddette considerazioni. Faccio invece i nomi di coloro che si sono fatti schiacciare, come l'illuso Zingaretti che credeva di assemblare politicamente cani e porci. Di Renzi che, con la sua condotta da filo-bullista ha contribuito a provocare ulteriori danni al predetto neo-assemblamento di Zingaretti. Al povero Di Maio che, sbranato dai volponi della politica, ha portato a casa, attenuante non da poco, solo i suoi encomiabili tentativi di cambiamento, per la qualcosa io non gli addosserei grosse critiche al di là della sua inesperienza di governo. Ora se Pil non crescerà, la colpa sarà di quella massiccia fetta di italiani che ancora non hanno capito che tipo di minestra ci verrà scodellata a breve dall'Europa, dando già da adesso per scontato che verrà meno quel discreto gruzzolo di miliardi di euro recuperati dal calo dello spread da qualche mese a questa parte. E mi fermo qui.
Arnaldo De Porti
Feltre (Belluno)


Caro lettore, 
mi dispiace deluderla, ma non penso che le cose stiano esattamente come lei afferma. Ma penso soprattutto una cosa: che quando i risultati elettorali non coincidono con le nostre attese o le nostre simpatie, occorra rifuggire dalla tentazione di dare la colpa agli elettori. Banalizzando o disprezzando le loro scelte. Se dopo cinque decenni di gestione Pci-Ds-Pd e nonostante la discesa in campo di tutti i big della maggioranza rosso-gialla, i cittadini umbri hanno deciso di voltare pagina in modo così netto come è emerso dal voto di domenica, significa che hanno considerato quella esperienza amministrativa finita. Hanno voluto dare un segnale di cambiamento, anche in direzione al governo nazionale. Più che l’uomo forte, credo abbiano avuto il sopravvento le strategie deboli.
C’è un sondaggio di Swg realizzato poco prima del voto che dovrebbe far riflettere: secondo il 69% degli elettori umbri considera il Pd una «casta regionale», mentre il 67% ritiene gli M5s «inesperti e demagogici». Giudizi netti e impietosi. Di fronte ai quali non basta crogiolarsi nel calo dello spread, invocare l’unità anti-sovranista o gridare un giorno sì e l’altro pure all’emergenza democratica. 

Se il centro sinistra, pur allargato a M5s, non avrà la capacità di andare oltre queste generiche e scontate parole d’ordine, difficilmente riuscirà a riconquistare i consensi perduti. E non certo perché gli italiani amano l’uomo forte o prediligono esser governati da pregiudicati. Ma perchè considerano inadeguata la sua proposta politica.
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Il Gazzettino