Tra contestare e governare c'è una grande differenza: Virginia Raggi l'ha capito, altri non ancora

Tra contestare e governare c'è una grande differenza: Virginia Raggi l'ha capito, altri non ancora
Egregio direttore, secondo lei perchè Virginia Raggi, sindaco di Roma, non reagisce alla marea di biasimi per la sua apparente ignavia, mentre i capi del Movimento 5 Stelle...

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Egregio direttore,
secondo lei perchè Virginia Raggi, sindaco di Roma, non reagisce alla marea di biasimi per la sua apparente ignavia, mentre i capi del Movimento 5 Stelle - a cui lei appartiene - insorgono, con veemenza, contro qualsiasi invettiva a loro rivolta?

E' una disposizione dall'alto oppure è una tacita ammissione di incapacità?
Sandra Sartore
Padova


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Cara lettrice, confesso la mia inadeguatezza: le strategie di comunicazione, e non solo quelle, della sindaca di Roma sfuggono alla mie modeste capacità di analisi politica. Posso fare al massimo delle ipotesi, sperando di non deluderla. Un aforisma creato dall'impareggiabile Roberto Gervaso recita così: «Buon politico è chi sa cosa dire; gran politico, è chi sa cosa tacere». Possiamo applicarlo a Virginia Raggi? Ho più di qualche dubbio. Credo piuttosto che la strategia del silenzio adottata dalla sindaca di Roma risponda soprattutto alla sua (comprensibile) difficoltà di dare risposte concrete e credibili alla crescenti critiche che vengono rivolte alla sua amministrazione di Roma. L'esponente pentastellata è alla guida della capitale d'Italia dal giugno 2016: sono trascorsi oltre due anni e la sua gestione amministrativa, al netto delle vicende giudiziarie che l'hanno vista coinvolta, ha deluso anche molti che l'avevano votata. Al suo attivo può portare gran pochi risultati. Insomma penso che Virginia Raggi stia zitta soprattutto perchè ha ben pochi argomenti con cui replicare ai suoi numerosi detrattori.

I suoi compagni di partito, soprattutto quelli che stanno al governo nazionale, si godono invece ancora un po' di luna di miele con l'elettorato: sono nella stanza dei bottoni solo da qualche mese ed hanno ancora la baldanza e l'entusiasmo dei nuovi arrivati. Ma anche loro, come chiaramente dimostra la vicenda Tap, cominciano a comprender quanto grande sia la distanza tra contestare e governare. Ottenere i voti sull'onda del malcontento è relativamente facile, mantenerli quando ci si trova alla guida di una città o di un Paese è invece maledettamente più difficile. Virginia Raggi, forse, l'ha sperimentato e capito meglio e prima di qualche suo compagno di partito. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino