Un freno alla presenza di medici e virologi in tv può essere utile per tutti. Anche per loro

Un freno alla presenza di medici e virologi in tv può essere utile per tutti. Anche per loro
Egregio direttore, virologi, infettivologi, medici ed immunologhi in televisione solo con autorizzazione. Questo prevede il nuovo ordine del giorno, al decreto legge sul green...

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Egregio direttore,
virologi, infettivologi, medici ed immunologhi in televisione solo con autorizzazione. Questo prevede il nuovo ordine del giorno, al decreto legge sul green pass, accolto dal governo. I nostri ineffabili politici una ne fanno e cento ne pensano, in barba all'articolo 21 della nostra Costituzione, che tutela senza se e senza ma la libertà di parola e pensiero. Credo che non manchi, in tale decisione, un pizzico di gelosia: onnipresenti in tutte le salse nei salotti televisivi i nostri politici hanno visto la loro presenza offuscata dal nuovo ruolo assunto dalla classe medica . Sempre viziati e coccolati da tutti i mezzi di comunicazione, credo, non abbiano accettato di perdere, a causa del Covid, lo storico ruolo che avevano di prime donne.


V.M.Padova


Caro lettore, 


siamo d'accordo: è probabilmente vero che dietro questo provvedimento ci sia anche un pizzico di invidia e di gelosia da parte di qualche politico morto di fama e più assente del solito dai teleschermi. Com'è vero che quello della presenza di virologi e affini in tv non è certo il primo, e neppure il decimo, dei nostri problemi. Tuttavia confesso di non essere così contrario a questa proposta. Innanzitutto perchè la legge proposta non introduce un divieto, ma prevede un'autorizzazione, che può essere negativa ma anche positiva. Non siamo di fronte a un atto di censura preventiva o di lesa maestà, ma alla richiesta di un nulla osta. La Costituzione è salva e i diritti umani comunque garantiti. Tantopiù che questa è una regola che in campo sanitario, a molti livelli, già esiste. Se infatti il primario o un medico di una struttura ospedaliera pubblica del Veneto vuole rilasciare una dichiarazione o un'intervista su temi che attengono la sua attività, prima di farlo, deve chiedere l'autorizzazione alla direzione della sua Usl di riferimento. Anche noi giornalisti preferiremmo non fosse così, ma è una regola che ha una sua logica, perchè la comunicazione, cioè quello che viene trasmesso ai cittadini, su un tema così delicato come la salute, non è un aspetto secondario della politica sanitaria. Ci sono valutazioni che spesso non competono solo al singolo medico, ma chiamano in causa aspetti più complessi. Gli ambiti in cui medici, ricercatori e primari possono esprimersi e confrontare opinioni, valutazioni, risultati di studi e analisi possono essere anche altri. Non è necessario farlo in televisione o sulle pagine dei giornali, azzuffandosi magari con qualche collega che la pensa diversamente. E poi, dopo questa invasione mediatica di medici e scienziati-prime donne, non sarà opportuno per tutti, anche per gli stessi virologi e immunologi, tornare un po' alla normalità (e alla sobrietà)?  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino