Quegli scienziati nuovi depositari della verità spesso travolti da improvvisa fama mediatica

Quegli scienziati nuovi depositari della verità spesso travolti da improvvisa fama mediatica
Caro direttore, domenica 18 sulla prima pagina di un importante quotidiano nazionale, il titolo di un articolo era questo: Il contagio è esponenziale, bisogna agire subito....

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Caro direttore,
domenica 18 sulla prima pagina di un importante quotidiano nazionale, il titolo di un articolo era questo: Il contagio è esponenziale, bisogna agire subito. Sempre la stessa domenica sulla pagina 365 delle ore 15 del televideo di Rai 1 secondo il professor Locatelli del Comitato tecnico scientifico: Il virus accelera ma non c'è una crescita esponenziale. Allora? Più chiaro di così!


Giovanni Benvenuti
Padova

 


Caro lettore,


tutti noi siamo preoccupati e disorientati. Preoccupati dal virus, dalla sua evoluzione e dalle sue possibili conseguenze. E disorientati dai messaggi spesso contraddittori o contraddetti qualche giorno dopo dai loro stessi autori, che ci vengono quotidianamente somministrati. Purtroppo dobbiamo essere consapevoli di una cosa: il Covid è, da molti punti di vista, una gran brutta bestia. Un nemico invisibile e assai misterioso. Di lui sappiamo ancora troppo poco. Ma proprio per questo siamo affamati di notizie e informazioni. Vogliamo essere rassicurati o trovare conferma alle nostre convinzioni. Cerchiamo di capire come difenderci, sapere quanto è aggressivo, conoscere la sua possibile dinamica. E per comprendere tutto questo ci rivolgiamo a chi riteniamo, queste cose, le possa sapere: gli scienziati. Anzi i virologi, il nuovi vati del nostro tempo. Questo atteggiamento si fonda su una convinzione molto diffusa: che il sapere scientifico possieda un'assolutezza totale e incontrovertibile, che lo rende immune da ogni obiezione. Le parole di uno scienziato diventano quindi automaticamente, spesso anche per i mezzi di informazione, un paradigma. Un punto di riferimento, se non addirittura la verità. Purtroppo non è sempre così e questi mesi di lotta al virus dovrebbe avercelo un po' insegnato. Anche i virologi, e più in generale gli scienziati, stanno combattendo una battaglia contro un nemico per loro stessi nuovo e oscuro. Di cui, pur disponendo di un notevole bagaglio di conoscenze e competenze, non sono riusciti ancora decifrare per intero i codici di comportamento. Ma, mentre alcuni di loro di ciò sono consapevoli e si rivolgono all'opinione pubblica con toni misurati, cercando soprattutto di far capire la complessità e la pericolosità del fenomeno, altri si comportano in modo ben diverso. Probabilmente inebriati da un'improvvisa fama mediatica, costoro hanno trasformato la guerra al Covid nel loro personale palcoscenico dove, inevitabilmente, è necessario alzare sempre di più i toni per continuare a farsi ascoltare e bucare il video. Altrimenti si scompare dai giornali e dalle televisioni e si ritorna nel triste anonimato dei laboratori o delle cattedre universitarie. È un fenomeno noto, di cui in un passato non molto lontano, è stata protagonista, seppur in un contesto molto diverso da quello attuale, un'altra categoria: quella dei magistrati. Allora i depositari della verità indossavano le toghe, oggi il camice. In mezzo, purtroppo, ci stanno sempre i cittadini. Sempre più disorientati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino