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Caro direttore,
il primo ministro, Giuseppe Conte, assediato dalle proteste di tutte le categorie danneggiate dalle chiusure imposte dall'ultimo decreto, ha lanciato l'ennesima promessa: tre milioni di dosi di vaccino anti covid entro Natale, più altri 10 milioni di dosi nei primi mesi del nuovo anno. Ma secondo Guido Rasi, direttore esecutivo dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco con sede ad Amsterdam «se tutto andrà liscio potremmo autorizzare i primi vaccini tra gennaio e febbraio, ma una vaccinazione di massa sarà possibile solo per metà 2021». Per Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, «potremo dire di essere usciti dall'emergenza Covid quando almeno il 70% delle persone sarà immunizzato, ossia la soglia minima che serve a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge che impedisce al virus di circolare». Inoltre per ottenere una piena immunizzazione per tutti servirà un richiamo a distanza di tre settimane. Perché allora promettere un vaccino quando non è ancora disponibile? Perché invece non si inizia ad organizzare la logistica per la loro distribuzione?
A.C.Padova
Caro lettore,
le aziende farmaceutiche impegnate nella ricerca e produzione del vaccino hanno un'evidente interesse a diffondere notizie positive sulle loro sperimentazioni in corso.
Il Gazzettino