Caro direttore, le montagne si scrollano i loro boschi , migliaia di alberi che sembrano tanti stuzzicadenti sparsi tra gli avanzi e le briciole di quella che era una splendida...
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le montagne si scrollano i loro boschi , migliaia di alberi che sembrano tanti stuzzicadenti sparsi tra gli avanzi e le briciole di quella che era una splendida tavola imbandita; i fiumi rigurgitano il troppo che li soffoca imbrigliandone gli alvei tra edificazioni in golena o direttamente nel loro letto ed argini di pastafrolla. Questo il quadro che presenta la penisola tutta, da Nord a Sud con una connotazione particolare, forse figlia dei sentimenti sovranisti che oggi imperversano: ci si indigna per la poca o nulla attenzione dei media nazionali per il proprio disastro, ritenendo, e ciò lascia interdetti, che solo il can can massmediatico certifichi inoppugnabilmente l'accaduto e la sua gravità e non il solo fatto che sia successo. Così si va di selfie e di video giocando a chi ce l'ha più duro , il disastro s'intende, magari intralciando quanti, e sono molti grazie alcielo, si stanno adoperando senza tregua, non per apparire in foto o tv ma per arginare, ricostruire, ripulire i danni che il maltempo ha provocato. Ecco piuttosto di vedere ed ascoltare esondazioni continue di dichiarazioni ad ogni ora del giorno, preferirei di gran lunga un silenzio laborioso dove si opera di concerto tutti ed a tutti i livelli, per alleviare la gente colpita.
Vittore Trabucco
Strada di Boiago (Tv)
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Caro lettore,
certamente alle popolazioni vittime dell'eccezionale ondata di maltempo dei giorni scorsi più dei selfie e delle dirette facebook servono aiuti concreti e robuste linee di credito. Ma il nostro territorio, colpito duramente, rischiava di annegare nella indifferenza del resto del Paese. Solo dopo cinque giorni gran parte dell'Italia, le televisioni nazionali e i grandi mass media hanno cominciato a capire di quali dimensioni fosse il disastro che aveva investito il Veneto e in particolare la sua montagna. La nostra gente, abituata a fare i conti con un territorio che non regala nulla, non si è persa in lamenti, si è subito rimboccata le mani e a ha cominciato il lento e difficile lavoro di ricostruzione. Ora non va lasciata sola. Adesso, ma anche e soprattutto nei prossimi mesi. Perchè quello che abbiamo di fronte è un lungo lavoro di rinascita. E per questo, perchè quelle valli, quei boschi spianati dal vento non vengano troppo presto dimenticati, anche quello che lei chiama il can can mediatico aiuta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino