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Tra i vari scopi del Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (Chime), un radiotelescopio canadese costato sedici milioni di dollari e che si trova nella British Columbia, è di scoprire come si è formato l’universo. Ma anche studiare i cosiddetti lampi radio veloci, emissioni extragalattiche di origine ignota. Dalla sua costruzione, un anno fa, sono state captate cinquecento di questi fenomeni.
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I lampi radio veloci, o “Fast radio bursts”, FRB, secondo l’acronimo inglese, sono emissioni di onde radio che arrivano all’improvviso e senza alcuna regola apparente dallo Spazio, per tempi di solito brevissimi, da un millisecondo ad alcuni millisecondi. Di che si tratta? Non lo sappiamo, potrebbe trattarsi di un fenomeno naturale come di una trasmissione "artificiale" (sì, gli alieni sono sempre un'ultima ipotesi, per gli scienziati).
Il radiotelescopio Chime, grazie alle sue antenne fisse di nuova generazione, ha quadruplicato il numero di lampi radio veloci fino ad ora, grazie anche alla collaborazione con il celebrerrimo Massachusetts Institute of Technology (Mit).
Per l’esattezza, le emissioni ricevute sono state 535, da luglio 2018 a luglio 2019. Ma i segnali captati sono molto di più e il numero si limita a dare conto di quelli che sono stati “processati” a dovere. Questo radiotelescopio viene utilizzato per captare segnali antichissimi, che provengono dagli albori dell’universo, tra i sei e gli undici miliardi di anni fa.
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Le origini di queste emissioni sono ignote: ne sono state captate in zone molto diverse dell’universo, e in alcuni casi provenivano dalla nostra stessa galassia, la Via Lattea. Fondamentalmente si dividono in due categorie: i lampi radio che tendono a ripetersi, e quelli che restano casi isolati.
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Ma di cosa si tratta? Il fatto che arrivino sino a noi, e che riescano a essere captati da Chime significa che provengono da fonti energetiche molto potenti. Non esistono però fenomeni astronomici a noi noti che possano generare simili segnali, ultraveloci e ultrapotenti. Finora non è stata scartata nessuna ipotesi, dalla collisione tra stelle a messaggi creati artificialmente da qualche entità extraterrestre.
Il primo lampo radio veloce fu captato nel 2001, ma soltanto nel 2007 gli scienziati se ne resero conto, esaminando dati precedentemente archiviati. Serve tempo a riconoscere questi fenomeni, perché prima bisogna escludere ogni ipotesi di errore, come il malfunzionamento di un macchinario. Gli astrofisici dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics sostengono comunque che, a prescindere da cosa possa averli generati, i lampi radio veloci possono essere usati per studiare la struttura e l’evoluzione dell’universo.
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Il Gazzettino