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È una donna speciale, Alfiera, in silenzio da anni fa beneficenza alla Asl di Teramo. Ha lavorato come infermiera in svariati reparti e ora è in pensione a Pianella, nel Pescarese: continua nella sua opera meritoria di benefattrice, soprattutto con le sue tredicesime. Alleviare le sofferenze degli altri è la sua missione.
Alfiera Natali ha perso nel 1994 un figlio di 16 anni per un linfoma di Non Hodgkin, ma davvero ciò che le l'ha motivata a donare molti dei suoi risparmi è l'aver visto nel 2018 un servizio in tv su un disabile in carrozzina teramano che faceva fatica ad entrare dal barbiere, al bar o in qualche ente: subito, complice anche l'aiuto del sindaco D'Alberto, si è prodigata per disseminare la città di passerelle per abbattere le barriere architettoniche.
Ma l'ex infermiera la beneficenza l'ha sempre fatta: «Ho molto riguardo per gli ultimi, per chi soffre, e non solo nel senso evangelico della parola, ma come disposizione d'animo: se vedo una persona che patisce scatta subito l'empatia e mi do da fare».
Il bene pare esser connaturato in lei: nel tempo ha regalato un modulo antincendio alla protezione civile, a svariati ospedali nel Pescarese ha donato dispositivi di ozono «buoni a sanificare i reparti», oppure semplicemente «olio e pasta ala famiglie bisognose».
Alfiera è vedova, e nel passato è stata anche perpetua di un sacerdote che è morto pochi anni fa per un'infezione ospedaliera: ed è per questo che insiste a regalare i dispositivi di ozono. «Sono dispositivi utili in tempi di Covid-19 a sanare luoghi affollati come Cup o laboratori analisi o anche sale operatorie». Tre dispositivi sono stati donati alla Fondazione San Francesco di Milano: «Loro hanno tanti poveri cui badare». Il suo sogno era quello di diventare missionaria: «Ero già pronta per partire per il Congo, avrei contribuito a realizzare una scuola, una chiesa e anche un ospedale, ma gli eventi della vita m'hanno fatto restare qui».
Alfiera è così propensa a donare, che qualcuno ne ha approfittato: «Nel 1991 feci un investimento di 21 milioni di lire, ma fui incauta e persi tutto, dopo venti anni ho ottenuto solo 200 euro di risarcimento». Ma tutto ciò non ha influito minimamente sulla fiducia che ripone ancora nella gente, nella voglia di aiutare il prossimo e nel commuoversi ogniqualvolta scorge una storia di dolore. E allora per lei è naturale dare fondo a tutti i suoi risparmi per una giusta causa. «Tanto io conduco una vita dignitosa con i pochi soldi che mi restano».
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