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Seguire le cure prescritte dal medico non è sempre facile e secondo il report Aifa in Italia l'aderenza alle precrizioni di farmaci viaggia su livelli «poco soddisfacenti» con particolari problemi al Sud e tra le donne. Il "gap rosa" - e altri aspetti legati al consumo dei farmaci e all'impatto che possono avere le condizioni socioeconomiche e il livello di istruzione - emergono dall'analisi contenuta nell' 'Atlante delle disuguaglianze sociali nell'uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche' presentato oggi a Roma dagli esperti dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa.
Dall'analisi delle principali malattie croniche nel loro insieme, «si può concludere come i livelli medi di aderenza e persistenza al trattamento farmacologico calcolati a livello nazionale siano in generale poco soddisfacenti, anche se per entrambi gli indicatori si osserva un gradiente decrescente Nord-Sud». In altre parole, al Sud si è meno aderenti alle cure prescritte dai medici e si fatica di più nella continuità. Ma spicca in particolare il dato delle donne che «in generale» risultano «meno aderenti rispetto agli uomini per tutte le categorie terapeutiche analizzate, ad eccezione dei farmaci antiosteoporotici». Un aspetto che ha voluto evidenziare anche il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini: «In una recente intervista», ha detto il Dg, introducendo i temi toccati dall' Atlante, ultima fatica di Osmed (Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali), il filosofo «Salvatore Veca citava Norberto Bobbio rispetto al fatto che la condizione delle donne in una società rimane alla fine l'indicatore principale del grado di maggiore o minore civiltà che contraddistingue istituzioni, pratiche sociali e modi di convivere nel tempo fra le persone. Penso che anche questo possa essere parte della discussione, essendo uno dei differenziali sociali più che economici» che pesa sull'uso dei farmaci.
Per quanto riguarda l'aderenza, si legge nel report, «le categorie terapeutiche con una percentuale maggiore di soggetti aventi alta aderenza sono gli antiosteoporotici, sia per gli uomini che per le donne, con livelli pari a circa il 70%, e i farmaci per l'ipertrofia prostatica benigna per gli uomini (circa 62%).
Particolarmente significativo il caso delle dislipidemie, che si presentano con maggiore frequenza nelle donne e nei soggetti con basso titolo di studio. Nonostante il dato epidemiologico, si rileva un «minor consumo nelle donne, che invece dovrebbero essere maggiormente interessate» dalla condizione, e ciò «potrebbe suggerire inappropriatezza dovuta a sottotrattamento, oppure un livello di gravità della patologia inferiore e tale da non richiedere l'approccio farmacologico». Ma sul rispetto delle prescrizioni di nuovo spicca il dato rosa più basso: «Le misure di aderenza e di persistenza al trattamento a livello nazionale sono superiori al 50% negli uomini (rispettivamente 51,9 e 51,8%); sono evidenti valori bassi soprattutto tra le donne (40,5 e 43,4%) e nella popolazione più deprivata.
A livello nazionale si rileva che «l'aderenza e la persistenza sono maggiori nelle aree meno deprivate, tuttavia nella maggior parte dei casi l'interpretazione dell'andamento è resa difficile dalla notevole variabilità che si osserva all'interno delle regioni, non essendoci un gradiente univoco tra i terzili di deprivazione all'interno delle singole regioni. Inoltre, a differenza di quanto si verifica per il tasso di consumo, rimuovendo l'effetto della deprivazione i livelli di aderenza e persistenza non si modificano». Verosimilmente, «le differenze potrebbero essere spiegate da altri fattori quali: comportamento prescrittivo del medico nella scelta della terapia, differenti caratteristiche cliniche dei pazienti, differenze nella presa in carico dei pazienti cronici e diverse politiche di assistenza farmaceutica a livello locale».
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