Alzheimer, dagli scacchi alla lettura: ecco come ritardare la malattia di 5 anni

Alzheimer, dagli scacchi alla lettura: ecco come ritardare la malattia di 5 anni
Dagli scacchi alle carte, dalla lettura all'enigmistica, tenere attivo il cervello anche in età anziana può rimandare di 5 anni l'esordio dell'Alzheimer....

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Dagli scacchi alle carte, dalla lettura all'enigmistica, tenere attivo il cervello anche in età anziana può rimandare di 5 anni l'esordio dell'Alzheimer. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Neurology e condotta da Robert Wilson, del Rush University Medical Center a Chicago che ha seguito per diversi anni lo stato di salute di 1.978 anziani dell'età media di 80 anni, 457 dei quali si sono ammalati di Alzheimer nel corso del periodo dello studio. Ogni anno gli anziani hanno fornito informazioni ai clinici su quanto spesso si intrattenessero in attività mentalmente stimolanti, come il gioco degli scacchi e delle carte, la lettura e l'enigmistica.

 

 

Gli anziani sono stati suddivisi in gruppi a seconda di quanto fossero mentalmente attivi. A distanza di tempo sono state effettuate 457 diagnosi di Alzheimer. È emerso che gli anziani mentalmente poco attivi si ammalavano di Alzheimer mediamente intorno agli 89 anni; gli anziani più attivi dal punto di vista cognitivo ricevevano la diagnosi di Alzheimer intorno ai 94 anni. Sulla base di esami sul cervello dei pazienti deceduti, gli esperti hanno confermato che è proprio il rimanere mentalmente attivi a ritardare l'esordio dell'Alzheimer, escludendo quindi che le persone meno attive dal punto di vista cognitivo stessero «covando» la demenza già in partenza e che proprio per questo fossero meno attive.

«Lo studio conferma quanto già altri studi avevano dimostrato - afferma Francesco Landi, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) e Responsabile della UOC di Medicina Interna Geriatrica del Policlinico Gemelli di Roma: attraverso attività semplici e alla portata di tutti, che mantengono in esercizio il cervello, si aiuta a mantenere una buona performance cognitiva; questo studio - continua Landi - è la dimostrazione che mantenere il cervello attivo può ritardare l'insorgenza delle malattie neurodegenerative. Si può fare il parallelismo tra esercizio fisico ed esercizio cognitivo - sottolinea Landi: il primo è in grado di prevenire fragilità e disabilità fisica, il secondo fragilità e disabilità mentale.

Certamente c'è anche un'azione sinergica tra i due tipi di esercizio - precisa - perché chi è attivo dal punto di vista cognitivo lo è anche dal punto di vista fisico». «Coltivare interessi sin da quando siamo giovani - ricorda Landi - dalla lettura ad attività mentalmente stimolanti è la chiave per arrivare in età anziana con un cervello ancora attivo e ritardare l'esordio delle demenze».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino