Dagli scacchi alle carte, dalla lettura all'enigmistica, tenere attivo il cervello anche in età anziana può rimandare di 5 anni l'esordio dell'Alzheimer.
Gli anziani sono stati suddivisi in gruppi a seconda di quanto fossero mentalmente attivi. A distanza di tempo sono state effettuate 457 diagnosi di Alzheimer. È emerso che gli anziani mentalmente poco attivi si ammalavano di Alzheimer mediamente intorno agli 89 anni; gli anziani più attivi dal punto di vista cognitivo ricevevano la diagnosi di Alzheimer intorno ai 94 anni. Sulla base di esami sul cervello dei pazienti deceduti, gli esperti hanno confermato che è proprio il rimanere mentalmente attivi a ritardare l'esordio dell'Alzheimer, escludendo quindi che le persone meno attive dal punto di vista cognitivo stessero «covando» la demenza già in partenza e che proprio per questo fossero meno attive.
«Lo studio conferma quanto già altri studi avevano dimostrato - afferma Francesco Landi, presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) e Responsabile della UOC di Medicina Interna Geriatrica del Policlinico Gemelli di Roma: attraverso attività semplici e alla portata di tutti, che mantengono in esercizio il cervello, si aiuta a mantenere una buona performance cognitiva; questo studio - continua Landi - è la dimostrazione che mantenere il cervello attivo può ritardare l'insorgenza delle malattie neurodegenerative. Si può fare il parallelismo tra esercizio fisico ed esercizio cognitivo - sottolinea Landi: il primo è in grado di prevenire fragilità e disabilità fisica, il secondo fragilità e disabilità mentale.
Certamente c'è anche un'azione sinergica tra i due tipi di esercizio - precisa - perché chi è attivo dal punto di vista cognitivo lo è anche dal punto di vista fisico». «Coltivare interessi sin da quando siamo giovani - ricorda Landi - dalla lettura ad attività mentalmente stimolanti è la chiave per arrivare in età anziana con un cervello ancora attivo e ritardare l'esordio delle demenze».